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Pradè e il passato viola: «Sono stato benissimo a Firenze»

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Alla vigilia di Samp-Fiorentina, Daniele Pradè racconta il suo passato e guarda al futuro: «Il club blucerchiato è molto organizzato, i tifosi sono un “quid” unico»

Daniele Pradè ha attraversato i suoi anni fiorentini con indiscutibile eleganza. Ha vissuto prima a un passo da Palazzo Strozzi, poi sul Lungarno. Ha portato a Firenze Vincenzo Montella, poi l’«infornata» spagnola con Borja e Gonzalo. Ha convinto Pizarro e Aquilani. Ha rischiato su Rossi e Gomez, ha centrato Alonso, Badelj ed altri ha pagato il non-mercato del gennaio di due anni fa. Oggi ha una squadra, la Samp, formato diesel. Educato anche nell’addio. Con tutti, salvo il «demotivatore». Chi è? Con eleganza….non ci ha risposto. A “Il Corriere dello Sport”, Pradè ha raccontato il suo addio a Firenze e cosa si aspetta dalla nuova avventura alla Samp.

FIRENZE E TANTI RICORDI – Cosa le manca di Firenze? «La città, la sua storia, l’arte, la cultura. L’ho percorsa metro per metro, centimetro per centimetro, in lungo e in largo, la mattina presto e la notte tardi. La conosco come un vero fiorentino. E questo è motivo di orgoglio». Quale il momento più bello da ds? «Il 4-2 alla Juventus. Per certi aspetti, però, metto anche le emozioni per la conquista della finale di Coppa Italia, la prima dell’era Della Valle». E il più brutto? «Per tutto quello che ha preceduto il fischio d’inizio, la finale di Roma. Quella è l’unica gara che mi sarebbe piaciuto rigiocare. Se non ci fosse stato tutto quel caos, la storia sarebbe stata diversa…». E quello che ha sorpreso anche lei? «Cuadrado, per la carriera che è stato in grado di fare. Juan era reduce da una stagione al Lecce, con Guidolin che lo aveva fatto stare ai margini della rosa. La notte prima della firma finì all’ospedale per operarsi d’urgenza d’appendicite. Ricordo ancora i brividi. Temevo che la sua amicizia con Cordoba lo stesse spingendo verso l’Inter, perché in quel momento alla Fiorentina non voleva venire nessuno». Quale la delusione più forte? «Pur con tutte le attenuanti del caso, Mario Gomez».

QUEL DEMOTIVATORE… – Su chi l’ha aiutata di più alla Fiorentina, il d.s. Pradè non ha alcun dubbio: «La famiglia Della Valle con me è stata correttissima e mi ha voluto bene. Ho lavorato bene con Mencucci e Macia che mi hanno portato in viola, poi con Rogg e Angeloni. A livello societario e aziendale, la Fiorentina è un esempio, una macchina quasi perfetta. L’unico problema è stato il “demotivatore o l’omo nero” come veniva chiamato in società allora… e penso pure adesso (ride, ndc)».

RODRIGUEZ E LA GARA DI DOMENICA – A Pradè viene chiesto quanto piaccia Gonzalo Rodriguez, dato per vicino alla Samp e in scadenza di contratto con la Fiorentina: «È un calciatore da 10 e come uomo vale 100. Mi piacciono un po’ tutti quelli che erano i miei ragazzi: Borja, Tomovic, Vecino, Badelj, Astori, Tata. Federico, invece (Bernardeschi, ndc) si è fatto oltre che un campione anche un… ometto, così come Baba!». Quale il pericolo più grande per la Fiorentina domenica? «La grande organizzazione della Sampdoria, data da un ottimo tecnico. E l’entusiasmo di una squadra fatta da ragazzi e da uomini, forti e seri. L’ambiente è caldo, lo stadio è quel “quid” che trasmette i valori della tifoseria».

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