2014

Zauri: «Samp, vincerle tutte è impossibile, ma il gruppo sarà determinante»

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Due anni alla Sampdoria, oltre cinquanta presenze, qualificazione e partecipazione alla Champions League. Luciano Zauri non può che ricordare in positivo la sua esperienza in blucerchiato. L’ex terzino del Doria, oggi allenatore delle giovanili del Pescara, ha parlato in esclusiva ai microfoni di SampNews24.com di quell’anno magico. Quell’anno in cui, la sua Samp, quella di Delneri, fece sognare la Genova di fede blucerchiata.

Luciano, impossibile non spendere due parole sul derby vinto dalla Sampdoria domenica sera…
«Sono riuscito a vederlo, una partita equilibrata come tutti i derby. C’era tanto agonismo in campo e, come spesso succede, è stata decisa da un episodio. Vincere un derby, poi, porta tanto entusiasmo sia per la squadra che per i tifosi. La preparazione e l’attesa per il derby si vede sin da quando arrivi al Ferraris, ci sono più persone. La tensione cresce pian piano, ma la differenza la fa chi riesce a gestire queste emozioni. Dal punto di vista dello spettacolo non sono belli da vedere, al contrario di quello che accade sugli spalti tra le tifoserie».

Il Presidente Ferrero a fine gara è entrato in campo, festeggiando insieme ai tifosi il successo contro il Genoa. Una cosa un po’ insolita, no?
«Si, ci sono presidenti che vivono al di fuori del campo e gli sfottò li lasciano ai tifosi. Ferrero è un personaggio moltro estroverso e particolare, ma porta tanto entusiasmo. Adesso la Samp sta vivendo un momento bello e tutto il popolo blucerchiato se lo sta godendo tutto».

Sei uno di quelli che ha vissuto la stagione della qualificazione della Sampdoria in Champions, che ricordi hai di quell’annata?
«Iniziammo benissimo con diverse vittorie e sin da subito si pensò ad un campionato di vertice, ma poi finimmo per cadere un po’ nelle zone basse e rischiammo di vivere un campionato anonimo. Nella seconda metà di stagione siamo ripartiti alla grande, collezionando solo risultati positivi. In casa battemmo tutte le big come Juventus, Inter o Milan. Il campionato era alle battute finali, ma non la nostra convinzione. Di fatti, andammo a Roma a giocarci la partita della vita».

La Samp vola basso e, nonostante l’avvio positivo, non si fà illusioni. Ma se dovessimo parlare di queste prime giornate, lasciano ben sperare per il futuro?
«Difficile dire l’arrivo finale. La mia Samp fu costruita per qualcosa in più di una salvezza, quella attuale, almeno sulla carta, non parte sulla stessa linea delle big. Vincerle tutte è impossibile, ma il gruppo unito sarà fondamentale fino alla fine».

Quello che avete fatto l’anno della Champions è sotto gli occhi di tutti, ma quali sono i backstage di quella Sampdoria?
«Eravamo un gruppo molto unito e la qualificazione in Champions ne è la dimostrazione. La mia Samp e quella attuale non partivano sullo stesso livello delle grandi, ma è stato grazie all’entusiasmo di un ottimo gruppo che si sono formati certi equilibri. Si lavorava bene e ci piaceva, quando le cose non andavamo bene, andare a cena tutti insieme per ricompattare tutto. Il nostro era anche un modo per far sentire parte integrante del progetto chi veniva impiegato meno, ci stava che si venissero a creare alcuni malumori».

Infine, non si può non parlare dell’uomo che ha deciso il derby: Manolo Gabbiadini…
«Si sta consacrando, anche se è al secondo anno di Sampdoria. Ho letto che il suo ruolo in campo non lo gratifica molto, ma se Mihajlovic lo mette lì c’è un motivo. Sta ricoprendo al meglio la posizione assegnatagli dal tecnico, ma è sia per il suo bene che per quello della squadra. È un attaccante ancora giovane, in futuro, perchè no, potrà essere impiegato anche in altre parti del campo»

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