2014

Yelena Boskov: «Rapporto speciale con Vialli. Ha seguito il calcio fino all’ultimo»

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Addolorata, ma forte. L’affetto per il suo Vujadin è stato enorme da parte del mondo del calcio, specie quello italiano, che farà fatica a dimenticarlo. Yelena, moglie di Vujadin Boskov, ha parlato così di suo marito, leggenda per molti: «Il mio Vujke ha combattuto fino in fondo con la terribile malattia: era convinto che sarebbe stato il primo a battere il morbo di Alzheimer. Ha perso, ma non è stato sconfitto. Era un grande uomo e lascia un vuoto enorme». Undici anni difficili gli ultimi, con i primi segni della malattia e la sua degenerazione: «Nel 2003, quando ancora vivevamo in Italia, di fronte ad alcuni sintomi di stanchezza e amnesia i medici avevano espresso il timore che potesse trattarsi di Alzheimer. A Ginevra, dove vive nostra figlia, tale diagnosi è stata confermata».

Un segnale duro per la famiglia Boskov: «Si tratta di una malattia per la quale al momento non esiste cura, i farmaci oggi a disposizione sono in grado solamente di rallentarne la progressione». E l’anno scorso si è arrivati a un punto critico: «Quando la situazione ha cominciato a peggiorare, mi ha detto: «Andiamo via da Genova, verso Novi Sad: è là che voglio morire».». Intanto, la loro casa a Novi Sad era stata violata undici volte dai ladri: «Si son portati via molti trofei e ricordi della carriera di Vujke – racconta Yelena Boskov, come riporta “Il Corriere Mercantile” – per fortuna la medaglia olimpica di Helsinki e la targa per la presenza nella selezione europea erano rimaste nella casa di Genova, quelle mi sono rimaste».

Poi i segnali di una resa ormai segnata: «Sabato scorso sono andato a trovarlo nella casa di cura di Sremska Kamenica, dove aveva trascorso gli ultimi quattro mesi perché necessitava di costante controllo medico che a casa era impossibile assicurargli. All’ultimo la malattia gli aveva quasi tolto il potere di parlare. Al momento di lasciarci mi fece segno a gesti: ci vediamo domani. Senza parlare, ma facendosi capire. Ero molto triste, mi sentivo che non ci saremmo più visti e nel primo pomeriggio di domenica mi hanno chiamato per dirmi che Vujke era morto».

E pensare che Boskov ha seguito il sale della sua vita – il calcio – fino all’ultimo: «Ha visto in tv Real Madrid-Borussia Dortmund. Fino allo scorso settembre, nella nostra casa sul Danubio, ha falciato l’erba, potato le rose, nuotato in piscina. Poi la situazione è precipitata, per sempre». Un forte riferimento della vita di Boskov è stata la Samp e la moglie Yelena non ha dimenticato i sei anni a Genova: «Sinisa Mihajlovic mi ha detto che per lui Vujke era un secondo padre. Tuttavia, posso dire che mio marito aveva una predilizione speciale per Luca Vialli: lo riteneva il figlio maschio che non aveva mai avuto – chiude Yelena – I due, nei sei anni che avevano militato insieme nella Sampdoria, avevano costruito un rapporto speciale».

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