2015

Vincenzo, non è colpa tua…

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Caro Vincenzo, dai su, non ti arrabbiare… anzi sì. Fallo con i giocatori. Tu non mollare, non ascoltare i mugugni, chi salva nuovamente Zenga, chi già soffre di una nostalgia canaglia e chi a Milano non sa. È dura sorridere senza risultati, ma sono convinto che tu possa farcela. Hai bisogno di tempo, di far studiare una squadra di ‘somari’, calcisticamente impreparata.

Non è colpa tua. E’ di Ualter. Si, non c’è dubbio. Colpa di un’estate passata in vacanza tra le montagne, i pascoli senza Heidi e con i soliti rimpianti di fine luglio. Una classe di giocatori difficile da ereditare in queste condizioni fisiche, ma tu l’hai fatto con coraggio, rimettendoti in gioco da noi, a casa tua. Bravo Ferrero a convincerti, bravissimo se riuscirà a gennaio ad accontentarti sul mercatino di riparazione.

Ce n’é bisogno, non c’è dubbio. Eccome. Il Baciccia prende acqua a destra come a sinistra ma soprattutto nel mezzo. Serve qualcosa di grosso (e forte) per tappare i buchi lasciati da Romagnoli (e Sinisa). E magari un aiutino in mezzo al campo. Scusate l’anticipazione della letterina a Babbo Ferrero. Per quella in effetti c’è ancora un po’ di tempo…

A Milano è andata malissimo. Peggio che a Udine, peggio di tutte le altre. Un disastro inaspettato. Almeno per me. Sinisa aveva la tosse, un principio di influenza rossonera dopo la Juventus. La Sampdoria è stata la sua medicina. Una droga eccitante. Noi solo fumo. È mancato tutto, soprattutto il carattere, l’orgoglio, l’attaccamento alla maglia. E la voglia. Quella di rimettersi in gioco, di fare la grande partita a San Siro, la prima da inizio stagione lontano da casa e seguire Vincenzo, almeno provarci. Non c’è stato niente di tutto questo. Proprio niente. E ora siamo incazzati con tutti, con tutto il mondo.

Adesso la classifica piange miseria. È preoccupante. Non voglio pronunciare ancora quella lettera… ma attenzione a sottovalutare il tutto, il pericolo di cadere ancora, come successo in passato. Siamo facili a crisi depressive irriversibili mentre gli altri dietro risalgono, qualcuno ci ha superato. È la prima volta che Ferrero vive un momento di difficoltà, non si può ridere, sparare parole, sventolare una sciarpa al vento. Serve una guida, decisioni e prese di posizioni per tenersi stretta una bella ballerina…

Bisogna correre, in tutti i senti, ai ripari. Bisogna farlo. Bisogna insegnare nuovamente una certa ‘educazione’ a una squadra abituata alla vita facile con Sinisa Mihajlovic. Lui non c’è più, grazie a noi, sta conquistando il Milan. Solito discorso: carota, bastone e qualche urlo, dentro e fuori allo spogliatoio. Siamo così, gente di mare, abituata al vento, ruvida e andiamo trattati così. Lui l’aveva capito.

Zenga era troppo distante da questa mentalità di calcio moderno, alla Conte per citare un altro esempio vincente. E Montella? Lui gioca a calcio, gli piace arrivare al risultato divertendo e divertendosi. Io sono con lui. Ci resto ancora. Da un fumetto stracciato dopo 12 domeniche di alti e bassi ad un’altra avventura ad alta quota che spero abbia inizio prestissimo, perché così non si può proprio andare avanti.

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