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EURO 2020, Vieri: «Mancini e Vialli? Una meraviglia»
Christian Vieri ha parlato del cammino dell’Italia a Euro 2020: le parole su Roberto Mancini e Gianluca Vialli
Christian Vieri, ex attaccante della Nazionale italiana, in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato del cammino dell’Italia a Euro 2020 con la finale raggiunta che si giocherà domenica contro l’Inghilterra.
ANIMA – «Perché vedevo come giocava e anche che non perdeva mai: tante partite senza perdere, tante. Compresa l’Under 21, ho giocato in Nazionale quasi 15 anni: io lo so che fatica si fa, non solo fisica, anche mentale. Mica solo a Mondiali e Europei: anche nelle qualificazioni, soprattutto in trasferta. Se non perdi mai vuol dire che hai anima. E se non perdi mai giocando a calcio, sei squadra. Una grande squadra».
STANCHEZZA – «Li ho visti un po’ cotti nei supplementari, ma gli spagnoli ti fanno girare anche le gambe, non solo la testa. Però quando arrivi in finale devi pensare solo una cosa: va come va. Tutta Italia, e tutti gli italiani nel mondo, oggi guardano la Nazionale: la grandezza non sta nella finale, quella l’abbiamo già vinta. Sta nel percorso fatto per arrivarci. Nella rivoluzione che ha fatto il Mancio».
SPAGNA – «Ho giocato un anno a Madrid, li conosco come le mie tasche: hanno una mentalità solo loro, giocavano questo calcio già vent’anni fa e poi con quel calcio hanno stradominato. Con loro puoi anche non ciaparla mai per 90’: puoi batterli ma non giocherai mai meglio di loro, perché sono questi da sempre. Noi no: noi siamo questi da quando c’è Mancini».
MANCINI-VIALLI – «Una meraviglia. Loro due, Evani, Oriali che c’era nel 1982 e c’è ancora oggi, e poi ancora Lombardo, Salsano, De Rossi: questa per me è la Nazionale, gente che sa cosa vuol dire giocare con quella maglia».
BONUCCI-CHIELLINI – «Soprattutto quelli che hanno più esperienza: insieme sono perfetti, non li cambio con nessuna altra coppia in Europa. Grande la sintesi di Mourinho: quei due arrivano da Harvard. La mia sintesi: se al Chiello si potessero mettere due polpacci nuovi, potrebbe giocare fino a cinquant’anni».
JORGINHO PALLONE D’ORO – «Grande campionato con il Chelsea, ora un grande Europeo: ma secondo voi gliene frega così tanto? Gioca con l’Italia ed è in finale a Wembley: oggi pensa solo a questo».
DONNARUMMA – «Se sei già il miglior portiere del mondo, sì: a 22 anni, sì. Gigio è nato per fare il portiere: esattamente come Buffon. E quest’anno lo ha allenato Dida, non a caso per una decina d’anni uno dei migliori portieri del mondo».
CHIESA – «Federico ha più forza, è perfetto per il calcio di oggi, Enrico era più attaccante, un fenomeno a calciare, di destro e di sinistro. Suo figlio è su quella strada, sta anche diventando più freddo davanti alla porta, ma ha ragione il Mancio: può segnare di più. Ha tutto per farlo: non solo forza, anche tecnica, velocità, scatto».
IMMOBILE – «Se giochi nelle grandi nazionali dovresti fare gol e basta: io ne so qualcosa, ne sa qualcosa Kane, fino alla quarta partita lo offendevano a morte. Ora stanno massacrando Ciro, ma lui e Belotti hanno solo due doveri: lottare e aiutare la squadra. In Nazionale giochi per la maglia e il tuo Paese, non per i tuoi gol: se li fai, bene, se non li fai ma servi alla squadra va bene lo stesso».