2014

Vierchowod: «La forza più grande di Boskov era l’equilibrio»

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Lui era lo Zar, allenato da un serbo. Qualche sorta di affinità c’era per forza, nonostante lui fosse tignoso in campo e il suo mister genuino nelle dichiarazioni. Pietro Vierchowod ricorda così Vujadin Boskov: «Un padre. Siamo stati insieme sei anni. La cosa più difficile nelle grandi squadre – e la Samp lo era – è gestire il gruppo. I giocatori di grande classe hanno forte personalità e i constrasti sono all’ordine del giorno. Boskov dava a ciascuno quel che meritava e trattava tutti allo stesso modo. Gli volevamo bene anche quando sbagliava a mettere la squadra in campo, qualche volta è capitato… Non era affatto un debole. Era furbo».

E l’ex difensore blucerchiato racconta un aneddoto sulla gestione del gruppo da parte del tecnico della Sampd’oro: «Noi senatori a volte chiedevamo di far giocare Cerezo invece che Katanec. Lui ascoltava e con il suo vocione prometteva: «Squadra mi ha detto queta cosa e io ho capito» – racconta lo Zar a “Il Secolo XIX” – La domenica negli spogliatoi chiamava Toninho e gli diceva di cambiarsi perché sarebbe sceso in campo… Come si faceva ad arrabbiarsi con lui?». Vierchowod individua anche il pregio migliore di Boskov: «L’equilibrio. Degli allenatori che ho avuto solo Liedholm si avvicinava in questo a Vujadin. Sapeva tenerci in equilibrio. La domenica scendevamo in campo con il cuore del leone».

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