Vierchowod: «Juve-Samp, partita difficile. Ci vuole una prima punta» - Samp News 24
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2014

Vierchowod: «Juve-Samp, partita difficile. Ci vuole una prima punta»

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Doppio ex della gara, Pietro Vierchowod ha vissuto tanto della gloriosa Samp a cavallo tra anni ’80 e ’90, ma poco della Juventus di Marcello Lippi, riuscendo tuttavia con quest’ultima a vincere la Champions League, sfiorata con i blucerchiati. Lo “Zar” ci racconta questa sfida e le possibilità della Samp di fare risultato a Torino: «Sarà molto dura. La Juve domina il campionato. A Cagliari perdeva, ha recuperato e dilagato. Ha troppi giocatori che fanno la differenza e sopporta 2-3 assenze contemporaneamente». Eppure, le manca qualcosa per arrivare al livello delle grandi europee: «Due difensori importanti. A me piace Terry del Chelsea, ma ha una certa età. Dietro le serve più personalità che tecnica, il punto debole sta lì. Guardate il gol che hanno preso a Cagliari». Inoltre, la coppia Tevez-Llorente potrebbe ricordare i bomber che doveva marcare: «Tevez mi piace veramente: anche se non fa tantissimi gol, lavora per la squadra. Llorente ultimamente si è messo a segnare. Tevez è un Aguilera come piedi, ma è più forte fisicamente – racconta il doppio ex di questa gara – Llorente è un po’ atipico negli schemi della Juve, che fa pochi cross e preferisce gli uno-due. All’inizio ha patito, però ora la Juve allarga il gioco più spesso e Llorente è padrone di testa: assomiglia a Shuhravy».

Da ex difensore, forse ha qualche consiglio per Mustafi e Gastaldello che dovranno marcarli: «Llorente va marcato stretto in area, non va mai lasciato solo a saltare. Fuori area il difensore può concedergli più spazio, perché è lento nel girarsi e non gli ho mai visto fare gol da lontano. Tevez è più difficile controllarlo: o sei rapido come lui o devi cercare di non farti puntare, è bravissimo nei dribbling e negli uno-due – commenta l’ex blucerchiato a “Il Secolo XIX” – Devi stargli addosso e usare qualche trucco del mestiere. Non entrargli in scivolata in area perché si sposta il pallone all’improvviso e rischi di causare un rigore. Non farlo girare, mi raccomando! Si appoggia con la schiena e se si gira, sei fregato». A Torino, ci si chiede se lo “Zar” giocherebbe chiuso o a viso aperto: «La Samp fa le cose migliori quando resta coperta e va in contropiede. In questo modo ha messo in difficoltà tutti da quando in panchina siede Mihajlovic. Se però gioca a viso aperto, a Torino non avrà speranza».

Sullo stato di forma di Eder, Vierchowod non è entusiasta come tutti nell’ambiente blucerchiato: «Eder è bravo e veloce, ma non segna molto (eppure è già a nove gol quest’anno, ndr). Alla Samp serve una punta che faccia 12-15 gol». Qualche nome c’è stato, tipo Amauri: «Per favore… fa tre gol all’anno». Si è fatto anche il nome di Cassano: «Non garantisce tanti gol ed è un problema per lo spogliatoio. Ho detto che serve uno che la butti dentro, Cassano non è un goleador». Ma il barese potrebbe far segnare gli altri: «Eder non è una prima punta, è veloce ma parte da lontano. Cassano o non Cassano, se sta là davanti, palloni ne prende pochi». Ci si chiede chi tra i giovani blucerchiati è avviato a una buona carriera: «Obiang mi piace. Non è un fenomeno, ma lotta in mezzo al campo, c’è sempre, torna ad aiutare la difesa, riparte e prova ad attaccare. Deve imparare a tirare in porta».

Tornando al passato, ci si chiede perché Vierchowod saluto la Samp a 36 anni: «Enrico Mantovani mi avevo proposto un anno di contratto con l’ingaggio dimezzato. «Fammici pensare – risposi – Magari ci accordiamo su due anni». Il giorno dopo Enrico mi chiamò: «O quello che ti ho proposto o niente», mi disse. «Allora niente», risposi. Avevo già parlato con la Fiorentina: mi volevano per tre anni. Si è fatta viva la Juventus e ho scelto Torino». Lo “Zar” ha condiviso un anno con Mihajlovic, ci si domanda se porterà la Samp alla salvezza: «Ci sono altre squadre più scarse. Livorno e Sassuolo mi sembrano inferiori, Idem per Bologna e Chievo. La Samp ha più qualità. Se i giocatori non vanno fuori di testa, non avranno problemi a salvarsi». I difensori alla Vierchowod forse esistono ancora: «Quando giocavo nella Primavera del Como, l’allenatore mi insegnava anche a marcare – chiude Vierchowod – Ora gli allenatori di A non ti insegnano nulla, perché il 90% di loro non ha mai giocato in difesa».

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