2013
Ve lo dico sotto voce: siamo salvi
C’è chi si gratta, chi non ne vuole sapere di togliere il cornicello rosso dal proprio portachiavi, chi pensa che la sfiga possa valicare i confini delle anche più ponderate analisi razionali. Insomma, la gente scottata e turbata dalle clamorose vicissitudini di due anni fa non manca, non c’è nulla di male in questo ed anzi si tratta di un sentimento decisamente comprensibile. Nessuno, tra questi, si sente salvo, nessuno crede che, a cinque partite dal traguardo, il margine di nove punti dalla terzultima piazza sia sufficientemente ampio. Il timore è quello che sulla nave della Sampdoria si abbatta un cataclisma dalle proporzioni addirittura più catastrofiche rispetto a quello che dilaniò i nostri cuori da tifosi nel 2011. Peggio dell’uragano Katrina, peggio dello Tsunami.
Alla luce della classifica e del pareggio di oggi, col dire che la Sampdoria ha raggiunto la salvezza non si va molto lontani dalla realtà effettiva. La matematica storce il naso: mancherebbe qualche altro punto per la certezza definitiva, ma il cervello, con buona pace anche di quella stessa prudenza che ci rende irrazionali, ci suggerisce che da stanotte possiamo dormire sonni tranquilli.
Ieri, la Sampdoria ha meritato di compiere questo così importante passo verso il traguardo. Senza Krsticic, Costa ed Eder, tre pedine fondamentali dello scacchiere blucerchiato, la Samp è riuscita a far qualcosa di meglio delle minestrine spesso proposte in trasferta in questa stagione e propinate, più o meno, nell’arco di tutto l’ultimo triennio, ed a tratti è stata anche divertente. L’ha fatto con le sue pecche, l’ha fatto agevolata da un Bologna particolarmente rilassato a centrocampo, che spesso lasciava sterminate praterie ad Obiang. L’ha fatto anche grazie ad Antonsson che, infortunando l’enfant prodige Icardi, ha dato finalmente a Maxi Lopez la possibilità di dimostrare che, anche con uno stato di forma impresentabile, l’argentino ci sa fare e molto più del suo più giovane collega. L’ex Catania ha fatto salire la squadra, ha servito assist e si è ben mosso nelle ripartenze con Sansone, uno di quei giocatori su cui si potrebbero scrivere libri senza capirne la reale essenza. Talentuoso, scattante e dotato come pochi, il potentino appare però decisamente discontinuo e forse caratterialmente impreparato per simili palcoscenici. La speranza è che il carisma di Delio e la sua paterna abilità da chioccia nel plasmare il carattere delle sue creature, convinca la società a riscattare un giocatore che anche oggi si è dimostrato potenzialmente mortifero per le difese avversarie.
Insomma, il nostro campionato può dirsi finito. In attesa della certezza matematica, dovrebbe presto iniziarne un altro. Quello dei Rodriguez, dei Renan, dei Poulsen. E dei Sansone.