Editoriale
Una vittoria di fisico e di sacrificio: così si riparte
Vittoria col minimo sforzo per quanto riguarda i gol, col massimo per quanto riguarda la prestazione: forse finalmente abbiamo il modulo che ci è adatto
Di Francesco cambia, continua a cambiare: lo ha fatto fino a quando non ha trovato la quadra giusta. Lui aveva chiesto giocatori per un modulo, ha provato a metterlo in pratica alla prima giornata, ci ha riprovato alla seconda e in mancanza dei risultati ha cambiato le carte in tavola: una volta, due volte. Poi la vittoria è arrivata. La bravura di un tecnico passa anche da questo, dal non fossilizzarsi su un solo modulo e sullo sperimentare, sul domandarsi quale sia la formula migliore per far girare la squadra, come sbrogliare quella matassa che fino a ieri aveva portato zero punti e solo un gol, su rigore. Con tre difensori centrali, quattro interpreti a centrocampo, di cui due esterni quasi alti, due trequartisti e una punta, Di Francesco ha saputo imbrigliare il Torino, annullando sia Zaza che Belotti, e ponendo finalmente fine allo strapotere dei granata contro il Doria.
Lo ha fatto rispondendo a Mazzarri con la sua stessa arma: la fisicità. Colley si è ripreso il suo posto in mezzo alla difesa, insieme a Ferrari, che è sembrato essere un gigante alla sua centesima presenza in Serie A: il 5 in pagella che meriterebbe Belotti passa dalla prestazione dell’ex Bologna, che l’anno scorso aveva centellinato le sue presenze, ma quest’anno sta riuscendo a scalare le gerarchie, anche a sfavore di quel Murillo arrivato per essere titolare inamovibile. Fa una prestazione di sacrificio e di continui anticipi, quando necessario anche di rincorsa: toglie le scarpe a Belotti, rientra in campo dopo un problema muscolare, fino a quando non deve alzare per forza bandiera bianca. E come lui anche Depaoli, che da esterno di centrocampo sembra un’ala che sta giocando una finale di Champions League: nel gol di Gabbiadini c’è tutta l’abnegazione dell’ex terzino del Chievo, che potrebbe cadere al contatto al limite dell’area, ma invece decide di restare in piedi, di puntare la porta e trovare l’assist per il compagno, che affonda come un ariete di sfondamento. Questa è la Sampdoria di Di Francesco che batte il Torino: una forza della natura che per 75 minuti ha corso e non ha mai tirato indietro la gamba. Poi negli ultimi 15 minuti ha difeso il risultato.
Ovviamente una partita del genere comporta tantissime energie spese, ma in aiuto di DiFra viene la rosa abbastanza lunga che si ritrova il tecnico: giocando con la difesa a tre, adattando Bereszysnki a terzo di destra, i cambi si sprecano, tra Murillo, Regini e Chabot, così come a centrocampo. Già nel precampionato si era capito che il tecnico abruzzese vedesse di buon occhio il tandem Vieira-Ekdal, che ha funzionato bene contro il Torino, e questo permette di avere diversi ricambi da schierare a partita in corso o come alternanza, tra Linetty, Leris (ieri fermato da un leggero attacco febbrile) e Jankto, con l’eventuale Barreto pronto a subentrare in caso di necessità di contenimento e di tanta legna in mediana. Se questo è il modulo che il tecnico ritiene opportuno schierare per poter ottimizzare le prestazioni di quest’annata di transizione, ben venga. Scoprirlo alla quarta giornata di campionato è sempre meglio che farlo alla decima o ancora più avanti.
Ora il calendario ci mette dinanzi a una situazione complessa, perché se fino a oggi era stato difficile, potrebbe diventarlo ancora di più adesso: mercoledì c’è la Fiorentina, l’unica squadra che fino ad oggi ha fatto peggio della Sampdoria come raccolta punti, e arriverà agguerrita e col sangue agli occhi per com’è finito il posticipo con l’Atalanta. Alla fisicità di Belotti si sostituirà la velocità di Chiesa e Ribery, così come poi domenica sarà il momento dell’Inter, un’altra squadra che fa della vigoria il suo punto forte, oltre alla qualità del suo centrocampo. La vittoria col Torino può galvanizzarci e non è detto che il “Franchi” non possa essere terra di conquista, soprattutto in un momento in cui i gigliati soffrono dal punto di vista caratteriale, peccano di esperienza e vengono meno nei minuti finali della gara: quelli nei quali il Doria potrebbe colpire e affondare il colpo. Intanto, ben tornati tre punti. Ci siete mancati.