Editoriale
Una stagione quasi del tutto sprecata
La quarta sconfitta nelle ultime cinque giornate fa rabbia, perché abbiamo cestinato una grande stagione in sole cinque partite. I limiti ci sono, da tutte le parti.
Anche se il Milan resta a sei punti e l’Atalanta a tre, con lo scontro diretto ancora da giocare, è inutile continuare a cantarsela: l’obiettivo Europa League è sfumato, anche quest’anno. Sembrava incredibilmente a portata di mano, sembrava possibile, e l’aver mantenuto il sesto posto fino a cinque giornate fa ci aveva dato non solo la fiducia per farci sentire tranquilli dell’obiettivo raggiunto, ma era anche riuscito a farci credere di aver raggiunto una maturità tale da farci divertire guardando la Sampdoria. Il risultato, però, allo stato attuale è che per quanto la fede ci possa portare a un divertimento di default nel guardare il Doria, la realtà dei fatti è davanti gli occhi di tutti: Giampaolo si è fatto sfuggire la stagione di mano.
Probabilmente alcuni dei problemi sono da ricollegare alla preparazione estiva: la Sampdoria gioca soltanto un tempo a partita, quando va bene, e poi molla completamente, facendosi surclassare dall’avversario, ultimo il Chievo Verona, che nel secondo tempo ha completamente ribaltato la partita. Ma indubbiamente molte delle colpe vanno anche consegnate nelle mani dell’allenatore: quando vinci sei idolatrato, ma quando perdi vieni subito messo a processo e dinanzi a un giudice terzo risalterebbe subito all’occhio che Giampaolo, come dimostrato, ha dei limiti tattici importanti. Tra tutti la poca propensione a leggere la partita in corso e modificare la squadra in campo per cercare di recuperare un risultato. Certo, la rosa è quella che è: se Allegri, per vincere una partita ancorata sull’1-1, può permettersi di inserire Cuadrado al posto di Matuidi e passare dal 3-5-2 al 4-2-3-1, è grazie sia alla lunghezza della propria panchina che alla bravura del tecnico, che non a caso guida la squadra capolista. Giampaolo in panchina ha solo trequartisti – pare – e sicuramente non è colpa sua, ma di una società che non ha voluto o ritenuto opportuno intervenire sul mercato di riparazione, ma dall’altro lato c’è da dire che il nostro tecnico oltre il 4-3-1-2 non sa guardare. Non sapersi adattare a partita in corso è un limite che non si può avere in Serie A, non se vuoi competere per obiettivi più alti della salvezza.
In questo il Chievo ha avuto la meglio, perché pur mantenendo il medesimo modulo per 90 minuti ha saputo cambiare faccia da un tempo all’altro e riuscire ad avere la meglio di un Doria che ha rischiato, per 45 minuti, di portare a casa tre punti in trasferta, un evento più unico che raro quest’anno. Questa stagione, in ogni caso, sembra completamente buttata: il lavoro di un anno cestinato in cinque settimane, con quattro sconfitte una più brutta dell’altra. Nell’ammonizione di Torreira, infine, vado a leggere anche l’intenzione di arrivare al derby intonsi, facendo in modo che il recupero con l’Atalanta sia solo una formalità e niente più. La speranza è quella di non partire già sconfitti e fare del nostro meglio per contrastare gli orobici, ma la speranza è soprattutto quella di dire la nostra nel derby, perché pare sia rimasto il nostro unico obiettivo, quello della supremazia cittadina.