Editoriale
Un disastro che non era stato annunciato
Seconda sconfitta casalinga dopo quella con l’Inter, ma molto più pesante e distruttiva: una partita che ci riporta ai momenti cupi della scorsa stagione
La sconfitta con il Torino è un disastro che non era stato annunciato, o che almeno personalmente non mi aspettavo. La gara col Milan aveva sì dimostrato quante disattenzioni potesse avere questa squadra, ma tutte situazioni che contro una grande del nostro calcio sono giustificate: perché i rossoneri non saranno più la potenza che erano un tempo, ma rappresentano pur sempre una compagine da temere, soprattutto tra le mura di “San Siro”. Ritrovarsi, però, a compiere i medesimi errori anche contro il Torino fa male, decisamente, e inevitabilmente non si può non dare ragione a Giampaolo: questa sconfitta ridimensiona la Sampdoria, fa completamente ridisegnare quelle che erano le aspettative di qualche settimana fa. Perché se l’andamento iniziale, con quel primato per la difesa meno battuta in Italia, aveva fatto credere di trovarci dinanzi all’ennesimo miracolo sportivo della parte blucerchiata di Genova, le ultime uscite non ci hanno per niente soddisfatto o fatto ben sperare: la sconfitta casalinga col Torino rappresenta una pagina nera di questa stagione, che è giovane e avrà tanto ancora da dire, ma che si spera possa essere l’unica dal colore così cupo e oscuro.
Perché gli errori sono stati davvero tanti, troppi e hanno messo in risalto quel problema caratteriale che la Sampdoria ha avuto in trasferta l’anno scorso: con la differenza che stavolta eravamo tra le mura amiche del Ferraris. Ogni gol del Torino ha, purtroppo, un errore specifico che in questa stagione non eravamo stati abituati a vedere: sul primo di Belotti una mancata copertura di Tonelli, che addirittura rischia di cadere nell’andare all’indietro per accorciare il gap con l’attaccante avversario; sul fallo da rigore si è visto un Audero decisamente allo sbando in area di rigore, lui che nelle uscite ci ha dato qualche garanzia, non come quando sta tra i pali, ma non da farci temere errori del genere; sulla terza e la quarta rete è evidente la volontà di non volerci più credere, di voler mollare la presa, di cedere terreno a una partita che quasi sicuramente non poteva essere rimessa in carreggiata. Eppure gli uomini mandati in campo sono sempre gli stessi, con la differenza di Caprari al posto di Defrel, che dal punto di vista atletico non dovrebbe cambiare di molto gli schemi, e un Murru non al massimo della sua condizione: è pur vero che i granata hanno spinto molto a sinistra, approfittando della disponibilità a mezzo servizio dell’ex Cagliari, ma dall’altro lato la situazione non è stata delle migliori.
La lettura migliore la fornisce Praet, nel post-gara: il Torino ha avuto la meglio fisicamente, nel vincere i contrasti, nell’arrivare prima sulle palle contese, e ha vinto in questi frangenti la partita. È sicuramente un peccato dover inanellare due sconfitte consecutive ed è sicuramente un peccato dover arrivare alla trasferta di Roma in queste condizioni, perché poi toccherà al derby, ma per fortuna dopo la sosta. La Sampdoria al momento, però, non può appendersi a nessun alibi, perché gli uomini effettivi sono stati schierati in campo: la panchina è corta, Giampaolo non la sfrutta – come d’altronde il suo maestro Sarri – e a lungo andare gli acciacchi si fanno sentire. Non voglio parlare male dell’allenatore quando perde e bene quando vince, però una sconfitta rappresenta sempre il palesarsi degli errori, che siano nella preparazione della gara o che siano nell’interpretazione della gara. La colpa a qualcuno deve pur andare, ed è proprio in queste occasioni che l’integralismo di Giampaolo si fa pesantemente sentire, perché è evidente che la capacità di adattarsi alla partita in corsa non è nelle sue corde.