2013
Ultras Tito Cucchiaroni: «La responsabilità deve esserci per tutti»
Ieri sera al parco dell’Acquasola è andata in scena la decima festa degli Ultras Tito Cucchiaroni, uno degli storici gruppi della Gradinata Sud.
Ma nella kermesse blucerchiata, oltre alla musica, panini e birre c’è stato spazio anche per un dibattito dal titolo “Calcio moderno, repressione, abusi di potere” al quale ha partecipato, come ricorda Il Secolo XIX, anche Paolo Scaroni, tifoso del Brescia malmenato dalla polizia e ridotto in uno stato di invalidità totale e permanente. Il suo arrivo sul palco è stato accompagnato da un lungo applauso, le conseguenze del pestaggio sono ancora evidenti e a prendere la parola è stato un suo amico, tifoso bresciano pure lui, che l’ha accompagnato a Genova: «È stato un pestaggio gratuito e questa cosa siamo riusciti a dimostrarla attraverso il processo. Il problema è che malgrado sia emerse la verità, non ci sono colpevoli».
Oltre a Scaroni, altro ospite della serata a tinte blucerchiata era l’avvocato Laura Tartarini che da anni si occupa di problemi legati alla giustizia nell’ambito di manifestazioni di piazza: «Noi non chiediamo la Luna, chiediamo soltanto che vi sia una responsabilizzazione. Anche di recente, in Valsusa, ho visto malmenare persone che non nuocevano più a nessuno, manifestanti a terra picchiati gratis. E questo atteggiamento si sta allargando, anche al di fuori delle manifestazioni di gruppi: accade ormai a livello individuale e lo dico per esperienza lavorativa diretta. Il punto è questo: se sei un ultras e partecipi a una qualunque manifestazione sei portatore di meno diritti».
La richiesta è semplice: gli ultras vorrebbero che anche i poliziotti fossero identificabili; una sorta di tessera del tifoso, che permetta di risalire al poliziotto in modo sicuro e certo qualora commettesse qualche sgarro, perché come ricorda Enzo Tirotta, storico capo ultras blucerchiato: «Ci sono poliziotti buoni e poliziotti cattivi, come in tutte le categorie. La responsabilità deve esserci per tutti, per noi come per loro e questa è la strada».