2015
Udinese – Sampdoria 4-5: infarti occasionali in un pomeriggio di gennaio
Può una normale domenica di gennaio trasformarsi in una sequenza incredibile di emozioni? La risposta, se siete amanti del calcio, è ovviamente sì. La domenica in questione è quella del 5 gennaio 1997, un giorno in cui bisognerebbe incominciare a smaltire gli eccessi delle Feste e in cui normalmente ci si muove con una lentezza pachidermica. Roberto Mancini e Vincenzo Montella, giusto per citare due persone a caso, non sembrano però grandi amanti delle mangiatone natalizie perché il 5 gennaio 1997 vanno a una velocità incredibile, come un po’ tutta la Sampdoria. Allo Stadio Friuli di Udine infatti si gioca Udinese – Sampdoria, quindicesima di andata del campionato di Serie A 1996-1997, novanta minuti pazzi e emozionanti in una domenica friulana che altrimenti saprebbe di polenta, monotonia e Tocai.
COPPIA D’ORIA – La Serie A a fine 1996 dice: Juventus in testa alla classifica e sulla strada buona per tornare a vincere il campionato, Napoli e Vicenza clamorosamente seconde e Sampdoria terza appaiata con Inter e Bologna, una graduatoria più da videogame manageriale che da campionato vero e proprio. La Samp arriva da una vittoria proprio con il Vicenza, segnata dal bomber in ascesa di questa stagione, tale Vincenzo Montella da Pomigliano d’Arco, ma cresciuto in Toscana nel solito vivaio florido dell’Empoli prima di approdare al Genoa e infine alla Sampdoria in un affare che i puristi doriani all’inizio non hanno visto proprio di buon occhio. Ma tant’è, questo Montella ha ventidue anni e segna anche parecchio, poi con Mancini forma una coppia incredibile e il buon Eriksson – ufficialmente direttore tecnico perché l’allenatore sarebbe Spinosi – decide di mandarli in campo assieme anche al Friuli contro un’Udinese impegnata nella lotta salvezza e per di più senza due pilastri come Bierhoff e Helveg.
PRIMO TEMPO – Il terreno da gioco sembra un campo a maggese, il clima è ovviamente gelido e le squadre non giocano da due settimane. Però, c’è un però, la Sampdoria parte a mille all’ora: quattro minuti e mezzo e Desideri passa il pallone indietro a Calori, il cui controllo è ampiamente rivedibile anche a causa delle zolle che spuntano dappertutto, Mancini ruba palla e si invola verso la porta. La sua chioma danza sulle spalle e la fascia da capitano, sempre larga e un centimetro sopra il gomito, spicca sul blu scuro della maglia della Samp, un quadro perfetto per il gol dell’uno a zero, realizzato dal Mancio dopo aver saltato Bia e beffato Turci. Sei minuti e già due a zero, stavolta il pittore è proprio il signor Montella, che dal vertice destro dell’area di rigore dopo un bello scambio Balleri – Karembeu, lascia andare una sassata a giro nel sette e lì, amici cari, potrebbe arrivare solo Superman in giornata di grazia. Zaccheroni cambia Desideri con Giannichedda perché francamente l’Udinese ci capisce poco nei primi venti minuti, e infatti ecco pure il tris, ancora una volta di Capitan Mancini. Cappioli ci mette un’eternità a stoppare un pallone, Pesaresi arriva come un falco e serve il dieci doriano, straordinariamente abile a uccellare la linea difensiva altissima dei friulani e a insaccare il tre a zero al 19′.
TENSIONE – La Sampdoria è troppo bella per essere vera, gioca a ritmi parecchio elevati e non rischia nulla, tra l’altro sa che Zaccheroni gioca con una difesa a tre che spinge in avanti e Eriksson ha preparato la gara perfettamente, le sue punte si incuneano tra le linee e trovano sempre il varco giusto. Ma quando tutto sembra andare per il verso giusto, poco dopo il colpo del poker sfiorato ancora da Mancini, la marcatura di Pesaresi salta e Amoroso di testa batte Ferron su un bel cross di Orlando, poi sostituito da Compagnon. Il tre a uno dà speranza ai padroni di casa che provano ad attaccare a testa bassa, d’altronde siamo solo al 23′ e gli eventi possono prendere un’altra piega in più di una occasione. Mancini lo sa e infatti al 33′ segna il suo centotrentasettesimo gol in Serie A, quello della tripletta e del 4-1: sciagurato retropassaggio di Giannichedda proprio per il Mancio, che un regalo così non lo rifiuta mai e ancora una volta costringe Turci a prendere il pallone dal fondo della rete. Finita? Macché, l’Udinese ci crede e sul tramonto del primo tempo trova il gol del 2-4 con una zampata di Cappioli sotto porta con la difesa della Samp ferma e già negli spogliatoi.
SECONDO TEMPO – Quando Borriello fischia l’inizio della ripresa la Sampdoria sembra giocare un po’ più con il freno a mano tirato, è sopra due gol ma mentalmente ha subito la rete della bandiera di Cappioli e quindi verosimilmente Eriksson ha detto di giocare in contropiede. Su una ripartenza Veron trova un pertugio per Mancini, stop e tiro parato da Turci ma è l’unico lampo di un secondo tempo in cui il pallino del gioco è in mano all’Udinese. In casi del genere il gol deve arrivare, è fisiologico, e all’ora di gioco Marcio Amoroso sfrutta una spizzata di Poggi e la marcatura tutt’altro che asfissiante di Sacchetti, prende palla al limite dell’area, salta un Ferron uscito di porta in versione generale Custer e deposita il 3-4 in gol nell’entusiasmo del Friuli. Una partita vinta dopo venti minuti rischia di trasformarsi per la Sampdoria in una disfatta clamorosa e immeritata quando un pallonetto del tarantolato Poggi finisce sulla parte alta della traversa. Dal 62′ al 75′ sono tredici minuti di fuoco, l’Udinese dà l’impressione di poter pareggiare in qualsiasi momento e la Samp accusa il colpo.
THE END – A un quarto d’ora dalla fine, con i bianconeri tutti in avanti, Mancini guida la ripartenza Samp e dà sulla destra al neoentrato Carparelli, il cui cross trova Montella. L’Aeroplanino stoppa e affronta Compagnon, che però gli dà il nullaosta per girarsi e concludere in rete lentamente per il 5-3 che sembra chiudere i giochi. C’è tempo però per altri brividi perché Amoroso si guadagna un rigore a tempo quasi scaduto e Bia batte Ferron per un 4-5 da campionato amatoriale islandese. Dopo tre minuti di recupero, finalmente, ecco la fine di una partita clamorosa. La Samp vince una delle gare più belle degli ultimi venti anni, bella perché inaspettata e giocata a viso aperto da entrambe le squadre, caratterizzata da errori individuali ma anche da giocate di alta scuola. Alla fine del 1996-97 la Sampdoria, che per qualche settimana metterà i brividi alla Juventus per lo Scudetto, si piazzerà sesta e andrà in Coppa UEFA, perché viaggiare spesso per l’Europa alla Sampdoria è sempre riuscito piuttosto bene.