2014

Tris, sogni e realtà: manca solo un’impresa

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La vittoria più importante. Perché sofferta più del dovuto, perché in gol ci vanno tutti e tre gli attaccanti, perché nell’intervallo sarebbe stato giusto cambiare 11 giocatori su 11, perché Romero ha di nuovo sbadigliato, perché la Sampdoria è ancora lì, a combattere per dare vita ai sogni. E i perché non son mica finiti. 

Il 3-1 di Verona è di gran lunga il più importante del campionato perché la Samp non vinceva al Bentegodi dal ’69, una vita. Perché in trasferta l’ultimo successo è, anche quello, da ripescare una vita fa: mai in questa stagione tre punti lontano da Marassi. E poi Okaka che si sblocca sotto porta (fin lì opaca, la sua prova), Eder che con continuità è capace di spaccare le partite, Gabbiadini che non risente dei rumori del mercato, Rizzo gigantesco, Palombo solido e Sinisa il solito. Pagherei, vi giuro, fior di quattrini per poter avere la registrazione del live dallo spogliatoio blucerchiato nell’intervallo della gara di Verona. Tirata d’orecchie, per usare un eufemismo dell’eufemismo dell’eufemismo, e Samp trasformata e finalmente capace di concretizzare le occasioni prodotte.

Eh già perché, e non va scordato, nel primo tempo tutto assomigliava a un film già visto: sprechi su sprechi dei ragazzi di Sinisa, rigore ed espulsione di Marquez che invece di mettere in discesa complicavano la gara doriana. Ecco che il provvisorio 1-1 di Toni era strameritato dai veneti, e nessuno può dire di no. Pollice giù per Romero, tornato distratto, e per la paura di vincere palesata nel primo tempo. Ci sono anche diverse imperfezioni nella ripresa, a 3-1 acquisito, in larga parte dovute all’inesperienza di un gruppo giovane. Ma con un piede e mezzo dentro i sogni (quarto posto, piena Europa, una lunghezza di distanza dalla Champions) a campionato avviato mi pare indelicato e pure ingeneroso continuare a far le pulci a questo gruppo. E comunque a questo, come dico sempre, ci penserà e bene Mihajlovic. Che nelle dichiarazioni del dopo gara ho trovato più addolcito, meno puntiglioso, sicuramente molto intelligente: il serbo ha capito che questa squadra sta dando tutto e giocoforza qualche uovo, ogni tanto, deve romperlo. Mister eccellente anche sul fronte mediatico dunque, offensivo nel puntare alla Juve (“ce la giocheremo”, ne siamo certi) e difensivo nell’affrontare l’argomento mercato (“ne parlo con la dirigenza e le idee sono chiare”, ne siamo altrettanto certi).

Ora la Juventus, a questo punto è obbligatorio crederci. Perché per dar vita ai sogni di questa Samp ormai manca solo un’impresa. E i perché non son mica finiti.

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