2014

Tre cose che ho imparato (ma che forse sapevo già)

Pubblicato

su

In conferenza stampa, sabato, Mihajlovic aveva espresso tre concetti forti, in controtendenza rispetto al pensiero di un’ampia fetta di tifosi. Queste tre cose le possiamo riassumere più o meno così: ‘Da Costa continuerà a giocare’, ‘gli arbitri sono in buona fede e possono sbagliare’ e ‘giocheremo a calcio pure contro il Toro’. Parole che hanno fatto storcere il naso non solo agli haters di Da Costa, ma pure alla frangia dei conservatori della visione italica del calcio (catenacciara, pragmatica), stanchi dell’atteggiamento offensivo della squadra e forse nostalgici dell’era Delio Rossi (?!). Ma anche parole che, al di là delle idee di ognuno, lasciavano intendere una coerenza e una chiarezza di intenti che non avevamo ravvisato da un po’ – e in questo caso ripenso proprio a Delio Rossi e ai tanti moduli e giocatori provati. Dopo la partita è stato facile constatare che alla base di quelle parole ci fossero idee giuste, vincenti. In particolare, ho imparato tre cose: su Mihajlovic, sulla Sampdoria, sul calcio.

1) Non c’è nessun effetto Mihajlovic.
Le sconfitte contro Roma e Milan hanno erto soprattutto un gigante punto interrogativo: Ma l’effetto Mihajlovic è già svanito? La paura era che le belle cose viste da novembre in poi non fossero altro che le conseguenze di quell’effetto di motivazione che un cambio di panchina tipicamente genera, soprattutto se il nuovo allenatore è un personaggio carismatico come Mihajlovic. In effetti, anche da un punto di vista tattico, contro Roma e Milan, il possesso palla, i tiri in porta, i goal (0) non erano in linea con la media del ridente periodo sinisiano. Però, parlavamo di grandi squadre (o comunque grandi attacchi – nel caso del Milan) e poi, c’erano molte assenze e in particolare ci sono stati tanti errori individuali.

Oggi, però posso affermare che non è svanito l’effetto Mihajlovic, semplicemente perché non esiste. Sì, il suo approccio è stato diretto ed efficace, è riuscito a creare un feeling con i giocatori, che è quello cui, generalmente, segue un buon effetto nel breve periodo. Questo, però, è stato solo un particolare di una rivoluzione totale, destinata ad avere ottimi effetti anche in un lasso di tempo più ampio. Una rivoluzione il cui sbocco inequivocabile è il suo modo di giocare (palla a terra, attaccare e difendere con tutti gli effettivi e imporre il proprio gioco). A Torino, la Samp ha continuato a giocare a calcio ed è tornata ad avere buoni numeri (quattro tiri in porta non sono pochi). Ha battuto, in trasferta, un’ottima squadra e l’ha fatto perché gioca in un certo modo. Quindi sì, possiamo decisamente stare tranquilli.

2) Non c’è nessuna cospirazione contro la Sampdoria.
Spiacente di deludervi, ma non c’è nessuna cospirazione contro la Sampdoria. L’errore del mancato rigore concesso in Roma-Samp (che comunque non avrebbe cambiato il risultato) e le discusse decisioni di Doveri domenica scorsa hanno risvegliato le proteste contro gli arbitri e riacceso le teorie complottistiche. Come abbiamo visto a Torino, però, gli arbitri sbagliano anche a favore della Sampdoria e lo fanno per vari motivi, il più evidente è il fatto che sono esseri umani. Poi onestamente, credo che le partite concedano argomenti più belli e interessanti degli arbitraggi di cui discutere. 

3) Da Costa non è Buffon, ma…
Angelo Da Costa non ha quasi mai convinto del tutto e credo che nemmeno oggi chi l’ha criticato sia disposto a ricredersi più di tanto sul suo conto. La scorsa settimana è stata probabilmente la più difficile per lui da quando veste la maglia della Sampdoria: ha ricevuto critiche più o meno da tutti e in modo anche abbastanza pesante. Ora non voglio dire che con la partita di oggi Da Costa sia improvvisamente diventato un portierone, però quantomeno ha dimostrato che se prima Osti e poi Mihajlovic hanno affermato di aver fiducia su di lui, un motivo effettivamente c’è. E capisco pure la scelta di società di non svenarsi per un altro portiere (Julio Cesar al Queen’s Park Rangers percepiva 5,5 milioni l’anno), in un momento in cui le perdite dai precedenti esercizi di bilancio sono ingenti (è antipatico, ma ormai bisogna ragionare soprattutto in base a questo) e, soprattutto, la squadra non ha grandi ambizioni. Perché l’obiettivo, anche con un portiere migliore di Da Costa, sarebbe rimasto quello della salvezza.
Detto ciò, anche a me farebbe piacere vedere Fiorillo prima o poi. Ma Mihajlovic mi dà l’impressione di sapere ciò che sta facendo e secondo me gli concederà una chance prima o poi (possibilmente a salvezza acquisita). 

Aggiungo una quarta cosa: con qualche giorno di ritardo rispetto a Joachim Loew, oggi ho capito che – seppur con qualche limite, soprattutto fisico – Mustafi è effettivamente un grande difensore. 

Exit mobile version