2015

Trapattoni: «Zenga e Mandorlini, i miei allievi. Cassano? Grande estro, ma…»

Pubblicato

su

Li conosce entrambi: li aveva nell’Inter dei record del 1988-89, quella che sembrava invincibile. Uno in porta, l’altro in mezzo al campo. Walter Zenga e Andrea Mandorlini domani si affrontano per la prima volta e a guardarli da lontano ci sarà l’allenatore di quell’Inter dei record, ovvero Giovanni Trapattoni, oggi commentatore della nazionale per la Rai.

Eppure lui vorrebbe ancora stare in panchina: «Non sono mica da rottamare. Ho ancora voglia di allenare. Quando vedo una partita, mi immedesimo e mi sembra di essere in campo, penso alle mosse giuste da fare. Non sono superato, anzi, mi aggiorno di continuo». E qualche offerta è anche arrivata: «Dall’Africa: ero pronto ad andare, ma mia moglie mi ha frenato. Club o nazionali, sono aperto a qualunque proposta. Si era profilato qualcosa in Russia o Croazia: anche all’estero va bene».

Domenica intanto ci sarà la sfida tra due suoi allievi: «Zenga era estroverso, esuberante: non mi stupisce vederlo a dirigere un gruppo. Speso i portieri sono ritenuti poco titolati per allenare, ma lui si è calato totalmente nel ruolo, me ne accorgo da come analizza le gare. E poi ha fatto tanta esperienza come me». Su Mandorlini: «Per lui la trasformazione da giocatore ad allenatore è stata un’evoluzione naturale. Già in campo era maturo, aveva una visione completa. Era un ragioniere che sapeva fare tutto: terzino, mediano e con me anche il libero». Due caratteri difficili, ma gestibili: «Non so come fanno i miei giovani colleghi, ma io andavo nelle camere a parlare per superare le difficoltà e iniziare “a darle”. Bisogna stemperare la tensione nello spogliatoio: con i risultati, torna il sereno».

Sulla Samp, c’è qualcuno che gioca anche in nazionale e che l’ha impressionato. Come Éder: «Lui è un giocatore di grande spessore – rivela al Secolo XIX – ma i paragoni sono spesso difficili e poi non lo vedo tutti i giorni. Io avevo Vialli: anche lui segnava e aiutava molto la squadra, ma ovviamente lui ed Éder sono totalmente diversi». Diverso il giudizio su Cassano: «L’ho fatto esordire in nazionale. Ogni tanto ha dei momenti in cui si perde un po’, ma ha anche grande estro e genialità. Sta a Zenga capire come e quando usarlo».

Exit mobile version