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Torreira: «Spero sempre nella Nazionale. Ramirez? Incredibile, gioco con uno dei miei idoli»
Torreira si racconta: «Continuo a sperare in una chiamata della mia Nazionale. Ramirez? Incredibile, era il mio idolo da ragazzo»
Uno dei punti forti della Sampdoria targata Giampaolo, in questo campionato e in quello scorso, risiede sicuramente nel centrocampo, ringiovanito con il mercato e potenziato, negli ultimi anni, grazie all’acquisto di giovani talenti esplosi poi all’ombra della Lanterna. Il caso-principe, in questo senso, è quello di Lucas Torreira, arrivato a Genova due stagioni fa dopo il prestito al Pescara e diventato subito idolo dei tifosi e protagonista del meccanismo di gioco del tecnico doriano. L’uruguagio, che da ormai diverso tempo gioca su livelli davvero strepitosi, si è raccontato ai taccuini della Gazzetta dello Sport, confessando che si sarebbe aspettato, ultimamente, una chiamata dalla Celeste: «Mi aspettavo una chiamata in Nazionale. Restavo in attesa speranzoso, invece niente. Forse è normale, visto che dall’Uruguay sono venuto via a 17 anni. Mi sembra quasi impossibile essere chiamato ora, senza che sia mai accaduto nelle qualificazioni, ma io continuo ad avere fede. Mio padre lavora come radiocronista e segue la nazionale, lo farà anche al Mondiale. Sarebbe bellissimo se potesse commentare il mio esordio».
E dire che Torreira, arrivato al top in Serie A da mediano abile nelle due fasi di impostazione e rottura, non aveva in previsione di arretrare così tanto il suo raggio d’azione. Il classe ’96, infatti, arrivò in Italia in qualità di seconda punta o trequartista: «Quello era il mio ruolo nella Primavera del Pescara allenata dal fratello di mister Giampaolo. Ma Oddo, spostandomi a centrocampo, mi ha cambiato la vita. Fu poi Baroni a farmi esordire in prima squadra, gli devo molto. Ho saputo che il mio scopritore, Druda, ancora mi considera un attaccante e mi paragona a Tevez. A Pescara si racconta che sua moglie, lavandomi la biancheria, scoprì che nascondevo un grosso problema. Avevo sei verruche, ma in quel momento mi allenavo spesso con la prima squadra e non volevo fermarmi, così non lo dicevo a nessuno. Però era difficile persino mettere le scarpe. Poi un dermatologo sistemò tutto».
Inevitabile, infine, qualche riferimento alla Sampdoria. Torreira è il calciatore di questa Serie A che riceve più falli e il blucerchiato che corre più di tutti: «Probabilmente questi numeri dipendono dal fatto che noi convogliamo il gioco al centro, creando grande intensità. Io tocco molti palloni e sono rapido a spostarlo velocemente. Squadra cambiata? Quest’estate sono partiti grandi giocatori, ma ne sono arrivati altrettanto forti e conosciamo sempre di più le idee del tecnico. La rimonta con l’Atalanta è stata magnifica, ma non illudiamoci: domani arriva il Crotone e sarà ancora più dura, e noi contro queste squadre soffriamo molto. Ramirez? Era il mio idolo da ragazzino. Incredibile, due ragazzi di Fray Bentos alla Sampdoria. In estate mi aveva chiamato per informarsi su Genova, così ho iniziato a sperare. Poi, quando eravamo a Dublino per l’amichevole con il Manchester, mi hanno detto che Gaston sarebbe stato dei nostri. Che felicità, personalmente non l’avevo mai conosciuto, ma sapevo che era formidabile. Sa dettare i tempi, capisce quando è il momento di gettarsi in avanti e quando bisogna tener palla. Per noi è un giocatore fondamentale».