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Torregrossa: «Alla Sampdoria avrò tanti maestri. Ranieri? Un onore»
Ernesto Torregrossa si racconta: dal passato al presente con una parentesi sul Coronavirus. Le parole dell’attaccante della Sampdoria
Ernesto Torregrossa si racconta in una lunga intervista al Secolo XIX. L’attaccante della Sampdoria parla delle prime impressioni al suo arrivo a Genova, del passato e degli obiettivi da raggiungere in futuro.
PASSATO – «Siamo una famiglia di nomadi dello sport. Io sono venuto via da casa adolescente per giocare al Nord confermando questo spirito della mia famiglia. A Lucca avevo 15 anni e ricordo che mi avevano dato una bici per andare a scuola. Solo che le mura della città hanno tante porte e non sapevo in quale passare per arrivarci. Così chiamai papà a casa e lui mi rispose: “Devo venire io lì a cercarti la scuola?”. Questo per dire che lo sport è diventato il mio lavoro ma è stata soprattutto la mia palestra».
IMPRESSIONI – «Bellissime. Sono stato accolto come a casa, dico davvero. Dal mister ai compagni a tutti, non immaginavo. Il presidente in primis. Lui ha anche il merito di aver convinto Cellino, che non è facile».
TITOLARE – «Neppure quattro anni fa, quando arrivai al Brescia, ero un titolare e tutto quello che ho avuto me lo sono conquistato. Cercherò di farlo anche stavolta, grato al Doria della chance».
SERIE A – «Ci arrivo maturo e per certi versi è un vantaggio. Ma ci arrivo anche con la voglia di imparare dagli altri per migliorarmi. E qui, tra campo e panchina, di maestri ne ho tanti. Arrivo felice e carichissimo».
UDINESE – «Dipende dal mister. A dicembre, col Brescia ho fatto dieci partite, direi che sono rodatissimo».
CORONAVIRUS – «All’inizio ero preoccupato, poi tra novembre e dicembre ho giocato tanto e sentito di stare bene per fortuna. L’ho fatto da asintomatico, stavo benissimo anche durante, l’unica cosa non sentivo gli odori. Più che fisicamente è stato pesante psicologicamente perché per proteggere mia moglie incita e la mia bimba piccola mi sono trasferito in albergo per non starle vicino. Quello è stato pesante, ma per fortuna è passato».
GRAVIDANZA – «Tutto merito del lockdown: cosa facevamo noi calciatori chiusi in casa? L’unica cosa che si poteva»
CORINI – «È il tecnico che mi ha fatto fare un salto di qualità nel mondo di vivere gli allenamenti settimanali, di essere d’esempio per i giovani e di esercitare un certo tipo di leadership nello spogliatoio»
RANIERI – «Mi ha accolto caloroso e i suoi complimenti dopo Brescia Sampdoria dell’anno scorso non li scordo. Lavorarci insieme è un grande stimolo e un onore»
MITI – «Battistuta. Se ho i capelli lunghi è per lui. Quando ero bambino volevo sempre fare lui. Già da piccolo avevo i capelli così anche se li ho avuti pure a zero. Ora sta andando tutto bene e quindi come Sansone li tengo lunghi. Battistuta è stato pazzesco, io credo di essere migliorato anno dopo anno ma non c’è paragone».
PRIMA PUNTA DI PESO – «Gioco prima punta e sono forte fisicamente, anche di testa, ma non altissimo (1,83). E poi, immodestamente, se dici prima punta pensi a un granatiere tutto forza e niente tecnica e non mi riconosco. Ho fatto tanti gol anche da fuori, anche di qualità, e spesso ho fatto segnare i compagni. ho giocato in tanti moduli, anche con altre prime punte come Caracciolo, Donnarumma, Balotelli. Mi adatto».
ERNESTO MESSI – «Balotelli mi ha chiamato così sui social. L’immagine che Mario dà di sé è diversa da quella reale: ha il cuore grande, spero che a Monza riesca a riesplodere».