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Tirotta: «Aiutare la squadra, poi faremo i conti»

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Al termine dell’assemblea tra i tifosi blucerchiati, tenutasi ieri a Sampdierdarena, è intervenuto così Enzo Tirotta, figura storica del tifo doriano: «È stata un’assemblea anni ’70: mi ha ricordato molto quelle che facevo da ragazzino. Tanta partecipazione attiva, voglia di dare una pacca sulla spalla alla squadra ma anche di mostrare i denti e far capire che la situazione in cui ci troviamo è stata causata da loro. Da questa situazione chiediamo di tirarci fuori. Ripeto sempre che il calcio moderno, con i social, abbia tolto al nostro DNA le caratteristiche che lo rendevano unico. Noi abbiamo una maglia unica e fantasiosa, e per questo abbiamo sempre cercato di essere fantasiosi e divertenti. Unicità che abbiamo perso nel tempo ma che dobbiamo recuperare. Il nostro obiettivo rimane comunque il risultato sul campo».

Nonostante la situazione preoccupante, i tifosi hanno sempre mantenuto una certa lucidità e contenuto le proteste: «La grande maturità dei sampdoriani è quella di aver focalizzato un obiettivo che è quello di sostenere la squadra senza dimenticare la situazione imbarazzante che la circonda. Le opinioni possono divergere, ma quasi tutti si trovano d’accordo nel constatare la criticità della situazione».

Quando gli viene chiesto quali iniziative siano state prese all’interno dell’assemblea di ieri, Tirotta risponde così: «Soprattutto partecipare. Si è spettatori fino a quando non si verifica un evento: se è positivo siamo tutti felici ma se è negativo è colpa della squadra. Invece è bene iniziare a separare le responsabilità: allo stadio si vince e si perde, e in situazioni di debolezza come questa, dobbiamo restare uniti e partecipare».

Il momento è brutto, ma non il peggiore che lui abbia mai vissuto: «Le situazioni peggiori sono quelle in cui non si identifica l’obiettivo. Oggi i tifosi hanno le idee chiare da molto tempo. L’importante, adesso, è aiutare la squadra, poi faremo i conti».

Un’ultima battuta sulle promesse fatte da Ferrero agli albori della sua presidenza blucerchiata, fin ad ora non mantenute: «Anche questo fa parte del conto finale: io personalmente non sono soddisfatto. Al di là del risultato sportivo c’è un atteggiamento che ha ridicolizzato troppo la mia bandiera di cui però sono colpevole anche io. Non mi sono mai sentito di stigmatizzare alcuni comportamenti nel momento in cui si sono verificati».

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