2014

Storia di una diversa trasferta napoletana

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L’ultimo goal segnato al San Paolo dalla Sampdoria risale a quasi 16 anni fa (allora il Napoli perse per 0-2) e la storia tattica dei recenti confronti nella bolgia partenopea ha avuto un unico, piatto, leit-motiv per i doriani: ‘non prenderle’. Fino ad oggi, almeno. Perché con l’ultimo Napoli-Sampdoria il trend è cambiato nettamente. La sostanziale parità nel possesso palla (49,8% del Napoli contro 50,2% della Samp) e l’alto numero di tiri verso la porta di Rafael (15) denotano una propensione offensiva decisamente più convinta rispetto al solito. Poco meno di un anno fa, nello 0-0 ottenuto a febbraio, la Samp ebbe solo il 35% del possesso palla e tirò nove volte.

Mihajlovic non ha battuto ciglio dinnanzi alla prospettiva di affrontare la squadra che ha fatto più goal su contropiede del campionato (9) e che rappresentava e rappresenta il secondo miglior attacco del campionato (dopo la Juventus). La Sampdoria è stata schierata nello stesso modo di sempre, col 4-2-3-1 e con gli uomini che in questo momento danno più garanzie al tecnico (Regini e non Costa). La contromossa di Benitez non è stata affatto casuale: come raramente aveva fatto in precedenza, lo spagnolo ha schierato contemporaneamente Mertens e Insigne, ben consapevole dei rischi difensivi che comportava la scelta di Mihajlovic di giocarsi la partita aggredendo gli avversari. Nonostante il pressing altissimo del Napoli, la Sampdoria raramente è ricorsa al lancio lungo. Quasi un terzo dei passaggi effettuati da Gastaldello sono stati indirizzati verso Regini (13 su 45) e anche Da Costa ha corso rischi non indifferenti, toccando il massimo numero di palloni in stagione (52, quasi il doppio di quanti ne giocò contro il Catania). L’impressione comune è stata quella che i palloni persi dai centrocampisti della Samp (e da Obiang in particolare) siano stati tanti. In realtà, la Samp ne ha persi addirittura meno del Napoli (20% contro 26%) e Obiang, nella fattispecie, ha giocato un ottima partita e sbagliato solo dieci passaggi su cinquanta. Il problema è che i palloni recuperati dal Napoli si sono tradotti in altrettante transazioni offensive, rapide e soprattutto mal accompagnate dalla Sampdoria, spesso lenta nel rientrare ed in inferiorità numerica. Non a caso, tra i tre giocatori del Napoli ad aver toccato più palloni, due sono Mertens e Insigne. 

Più faticosa è stata invece la ricerca degli attaccanti per la Sampdoria, basti pensare che il solo De Silvestri ha giocato, da solo, quasi lo stesso numero di palloni di Eder e Gabbiadini messi insieme (84 contro 42+45). Segno che evidentemente qualcosa nella fase di possesso della Sampdoria non andava ed infatti, spulciando le statistiche individuali, ci si rende conto che per esempio, Soriano ha giocato solo 28 volte il pallone (contro il Chievo, in quella che probabilmente è stata la sua miglior partita stagionale, i tocchi furono 60). Ma la Sampdoria è riuscita comunque a creare diverse occasioni, spesso nate dagli inserimenti di Krsticic. Oppure dalle intelligenti giocate di Gabbiadini, che ha sempre gestito il pallone con la lucidità e quell’intuito che distingue i grandi giocatori da tutti gli altri. 

Gli aspetti positivi non sono certo mancati e gli highlights della partita evidenziano come, con un po’ più di fortuna/freddezza/’delicatezza’ (si vedano i controlli errati di Eder e Krsticic nelle loro rispettive palle goal), il risultato sarebbe potuto essere diverso. Intanto, Mihajlovic torna a Genova con la prima sconfitta e la Sampdoria può dirsi certa di una cosa: qualcosa stavolta è cambiato. Davvero. 

 

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