2014
Sinisa e Clarence, di nuovo contro dopo 18 anni
Una sola stagione insieme, ma quanti ricordi: un giovane Clarence Seedorf arrivò giovanissimo in Italia e a Genova uno dei leader era Sinisa Mihajlovic. Si erano già reincontrati da giocatori, qualche volta il serbo lo aveva affrontato anche dalla panchina, ma mai i due si erano incrociati da manager. Per altro Mihajlovic ha già ricordato l’ex compagno: «Che ne penso? Già a 18 anni dispensava consigli e lo si chiamava “professore”. Quindi ora che ne ha 35…». Il campionato 1995-96, chiuso all’ottavo posto, fu quella dell’esplosione di Enrico Chiesa, ora allenatore della Primavera blucerchiata: «Non avrei mai pensato di segnare così tanti gol. In quella squadra giocavano Mancini, Zenga, Evani, Mannini, Karembeu, Balleri… un gruppo tecnicamente molto forte».
Chiesa ricorda Mihajlovic e Seedorf in quella compagine: «Di Clarence ho un ricordo nitido, le serve che veniva a casa mia a mangiarsi il pesto. Ne ricordo una in particolare dove ne aveva mangiato veramente tanto e penso che ancora adesso lui non possa averlo dimenticato – ricorda Chiesa a “Il Secolo XIX” – Parlava inglese con mia moglie. Io abitavo a Bogliasco, lui a Pieve Ligure. Mi aveva impressionato subito, appena arrivato, perché pur essendo così giovane era già avanti per quei tempi. Sia a livello di conoscenze tattiche, forse era la scuola Ajax, ma anche in generale». Quanto a Sinisa, ricordo che mi diceva sempre: «Mi basta un lancio per metterti davanti alla porta. E ricordo anche un gol che segnò su punizione a Marassi all’Udinese, attorno all’ultimo minuto».
Anche Invernizzi era uno dei pilastri di quella squadra: «Clarence era proprio un ragazzo quando era arrivato da noi. Una faccia da bambino con quelle treccine nere. Però aveva già la personalità di un giocatore più maturo. Si è fatto volere subito bene, era molto intelligente e disponibile – racconta Invernizzi – Ricordo che inizialmente Eriksson lo aveva schierato da centrocampista e non si trovava benissimo. Poi spostò Seedorf sulla fascia e fu la svolta. Giocavamo un 4-3-3 piacevole, ma a fine anno si trasferì al Real Madrid». Mihajlovic era invece già lì da un anno: «E gli era stato sufficiente per diventare uno dei personaggi più importanti dello spogliatoio. Anche lui giocatore di forte personalità, un trascinatore. Secondo me ha avuto la fortuna che Eriksson un giorno, mi pare a Cagliari, per una situazione particolare lo schierò in difesa. E da lì non si mosse più».