2013

Siligardi out per bestemmia: torna l’ipocrisia che colpì anche la Samp

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E’ tornata, più forte di prima. No, non stiamo parlando di un’eroina dei fumetti o di una cantante in cerca di riscatto. Ci riferiamo alla squalifica per bestemmia, lo strumento più flessibile di tutta la Serie A. Ci puoi colpire chi vuoi, chi meno è protetto: oggi tocca a Luca Siligardi, ieri toccò a Nicola Pozzi. Era l’ottobre del 2010 e la Samp aveva appena vinto all’ultimo minuto in quel di Cesena: tre punti importanti, arrivati con gol di Pazzini su assist di Marilungo. A fine gara, arriva la squalifica per Pozzi, con un provvedimento che sa d’epico: il numero 9 blucerchiato viene squalificato non per blasfemia sul campo, ma negli spogliatoi. La storia assumette contorni quasi da barzelletta quando Di Carlo, allora tecnico blucerchiato, raccontò che Nick stava mangiando una piadina quando fu beccato. Del resto, lo stesso Di Carlo era stato vittima della squalifica quando allenava il Chievo, così come Davide Lanzafame, allora ala del Parma.

La cosa assurda è che questa squalifica è attiva in maniera molto flessibile: lo stesso giorno di quel Cesena-Samp, alle 12:30 si giocava Palermo-Lazio. Vittoria dei biancocelesti che passò in secondo piano quando Cesare Bovo, allora centrale dei rosanero, bestemmiò energicamente in faccia al guardalinee di turno. Tutti coloro che stavano seguendo la gara ebbero modo di sentirlo, visto che la fortuna di Bovo fu quella di proferire vicino ad un microfono ai lati del campo. E allora ti aspetti la squalifica. Invece, niente. Nulla, nada, zero. Così come nulla è mai accaduto allo “zio birichino” di Buffon: fu famoso il bestemmione di Juve-Genoa del 2010, quando i bianconeri soffrirono parecchio contro gli uomini di Gasperini. Eppure, il capitano della nazionale non vide mai una squalifica. Diciamo che conta chi sei. Un giorno sei Siligardi, il giorno dopo potresti essere Padalino o Abbruscato: verrebbe da dire che ci vuole un santo in paradiso per evitare questa punizione.

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