Editoriale

Si alza la voce, ma la colpa è di tutti

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Quarta sconfitta nelle ultime cinque partite per la Samp, che dopo il derby si è quasi adagiata sugli allori. Giampaolo alza la voce e fa bene, ma le responsabilità sono anche sue

Trasudano di ragione e verità le parole di Giampaolo a fine partita, a fine campionato, potremmo quasi dire. D’altronde la Sampdoria ha tirato i remi in barca dopo il derby: la vittoria col Genoa ha praticamente appagato la squadra, che ha sentito di aver compiuto l’ultimo grande sforzo della stagione e non ha creduto realmente nella corsa all’Europa, che come detto la scorsa settimana era già stata chiusa, dopo la sconfitta con il Bologna. Inutile da parte dei giocatori continuare a dire che finché la matematica non lo dice c’è la possibilità di credere nella qualificazione all’Europa League: mancano quattro partite e l’ultimo posto disponibile è potenzialmente a 11 lunghezze da noi, quindi chiudiamo questo capitolo e concentriamoci sul capire cos’è che manca a questa squadra e perché dobbiamo assistere a partite come quella di Bologna o come il primo tempo contro la Lazio.

Giampaolo parla di patti con i giocatori, dice che la Sampdoria non è una provinciale: tutto giustissimo, tutto bellissimo, ma allo stesso tempo dovrebbe essere lui a dirci il perché di questi cali, perché altrimenti non sappiamo a chi chiederlo. Mi piace la grinta del tecnico nel criticare l’operato dei suoi in questo pomeriggio, penso di poter sottoscrivere tutte le sue parole nel post-gara, ma allo stesso tempo non posso fare a meno di notare che queste partite mettono in risalto alcuni interpreti forse inadatti a quello che vuole realizzare la Sampdoria, o il suo tecnico. E mi riferisco a Ramirez, un giocatore al quale rimprovero da inizio stagione un atteggiamento sempre indisponente nei confronti degli arbitri e che in campo preferisce sempre di più la parola che i fatti: il secondo giallo è esagerato, ma figlio di un atteggiamento durato praticamente un tempo intero. Se non fosse stato espulso sicuramente sarebbe uscito per mano di Giampaolo stesso, come avvenuto già in altre occasioni, sprecando un cambio. Vista anche la sua prestazione nei 40 minuti di gioco c’è da chiedersi perché l’uruguaiano viva questa continua incostanza di prestazioni, altalenando prestazioni positive ad altre negative. Così come trovo abbastanza sorprendente che Giampaolo si domandi per quale motivo Colley sia sceso in campo nonostante i problemi di stomaco: va bene avere uno staff attorno a sé che si preoccupa di questi aspetti, ma suppongo che un allenatore debba sapere chi sta mandando in campo e in che condizioni è l’interprete chiamato in causa. Potrei sbagliarmi, però, d’altronde in Serie A non ho giocato e potrebbe sfuggirmi questa meccanica che, da profano, non comprendo.

Dispiace, sia chiaro, perché ci abbiamo creduto tutti, ne sono certo: abbiamo creduto tutti alla possibilità di battere la Lazio e restare in corsa per l’Europa, tenendoci uno spiraglio ultimo aperto, soprattutto a fronte della sconfitta del Milan, che avremmo potuto avvicinare ancora di più. Così non è andata, però, e oltre al danno anche la beffa di una prestazione che ha regalato 45 minuti agli avversari, soprattutto nel subire le due reti che hanno praticamente messo in discesa la gara per la Lazio. Nel secondo tempo le cose sono cambiate, gli individualismi sono venuti a galla, a partire da Quagliarella, eterno e unico, finendo con Murru, che quest’anno, anche più di Sala, si è confermato un terzino sinistro di grande prospettiva e che si è guadagnato anche la convocazione da parte di Mancini per il prossimo stage azzurro. Adesso servirà vincere, per terminare la stagione in maniera degna e sfruttare queste ultime quattro partite al meglio: d’altronde allo stato attuale, analizzando le ultime cinque partite, la Sampdoria è la squadra che ha fatto peggio e che ha raccolto meno punti in assoluto, se non si calcola il Genoa. Ecco, potremmo guardare questo bicchiere mezzo pieno e dire che nemmeno in questi casi i rossoblù riescono a fare meglio. Ma è solo una magrissima consolazione, perché quest’anno il salto di qualità ce lo aspettavamo tutti.

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