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Serie A, Pagliari: «Diciotto squadre in A e mercato a novembre»
Il procuratore sportivo Pagliari commenta la situazione relativa ai contratti in scadenza, date del mercato e riduzione delle squadre
Il procuratore sportivo e consigliere dell’Assoagenti Silvio Pagliari, ai microfoni di TMW Radio, ha analizzato la situazione relativa ai contratti in scadenza e prestiti, le nuove date del mercato e la riduzione delle squadre.
SCADENZE CONTRATTI – «Sono due i punti cardine su cui si sta discutendo: estendere la fine della stagione dal 30 giugno al 30 agosto per i prestiti e la questione delle scadenze. La FIGC estende la conclusione della stagione a fine agosto e fino a quel momento il calciatore prende lo stesso stipendio. Così facendo perde però due mensilità nella stagione successiva. Con l’AIC stiamo discutendo, ne parlavo ieri con Calcagno, sul fatto che alcune società si sono accordate per avere tagli sulle due mensilità, e sul fatto che debbano pagare in pieno l’anno seguente».
RIPARTENZA – «Ero preoccupato molto da questa situazione perché ci vuole buonsenso e la testa per chiudere tutto, così da far ripartire questo calcio, che deve farlo per forza. Il calcio non può assolutamente fermarsi, verrebbero a crearsi i problemi che tutti conosciamo. Da subito serviva un piano A ma anche un piano B. Sapevamo già dei problemi, penso sia paradossale che il 10 giugno siamo a parlare di contratti che scadono tra venti giorni, con la stagione che ricomincia tra due e i giocatori che non sanno ancora se rimangono o meno. Va detto che siamo stati presi tutti alla sprovvista, eravamo convinti in tutto il mondo di vivere un’altra Primavera. Ora però è tempo di eliminare i personalismi, pensare al bene di tutti, o non ne veniamo più fuori».
NUOVE DATE MERCATO – «Ho sempre detto che un mercato lungo non fa bene a nessuno tanto ti prepari prima, tagliare un mese va bene. Io quando si riprenderà ripenserei al mercato di riparazione a novembre, perché quello di gennaio non è più così. Arrivi a due mesi e mezzo dalla fine del campionato, preferivo la finestra di 7-10 giorni a novembre».
RIFORMA CAMPIONATO – «Il calcio italiano non può avere più di sessanta squadre, sarò drastico. Anche la Serie A a venti è troppo, meglio a diciotto. Chi scende porta valore più tecnico alla B, e idem poi sotto per la C. Bisogna togliere la vergogna dei fuori quota, credo che deve giocare chi è più bravo e non chi è più giovane: queste cose hanno rovinato il calcio italiano e per questo non produciamo più campioni. Dei campioni del mondo del 2006 ce n’erano sei-sette venuti dalla C».