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Diritti tv, Ferrero: «Bisogna accontentare i tifosi. Dazn? Sono preoccupato»
Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, parla a Milano Finanza del dualismo che sta condizionando la scelta della Serie A per i diritti tv del prossimo triennio: dubbi sull’opzione Dazn
Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, parla a Milano Finanza del dualismo che sta condizionando la scelta della Serie A per i diritti tv del prossimo triennio: dubbi sull’opzione Dazn. Le sue parole.
DAZN – «Non conosco le motivazioni per le quali i cosiddetti grandi club sono con Dazn. Io non ho nulla contro Dazn, l’ho detto e lo ribadisco. Premetto che tutti i miei interventi sulla questione hanno avuto e hanno un solo scopo: a tutela degli appassionati che seguono il calcio in tv. Perché questa posizione così rigida? Io, da normale cittadino, leggo, m’informo, ascolto: un Ministro della nostra Repubblica dice che siamo il paese con il maggior “digital divide” in Europa, che la DAD ha problemi, che il 60% degli italiani fatica nella navigazione sul web, che la conformazione del nostro stesso territorio crea problemi. Dunque, qualche domanda me la faccio: chi non se le farebbe al posto mio? E perché queste domande non se le sono fatte i grandi club italiani? Va chiesto ai loro presidenti e ai loro rappresentanti quali sono le loro motivazioni, io non le conosco».
DUBBI – «Mi preoccupa come la scelta verrà recepita dai telespettatori, da sempre abituati all’abbonamento pay-tv di Sky. Noi vogliamo che il calcio italiano abbia un seguito sempre più alto di tifosi negli stadi, quando finalmente riapriranno, e di appassionati davanti alla tv. Non devono esserci barriere architettoniche e tecnologiche. In questi mesi i cittadini italiani, complice questa pandemia, hanno dovuto affrontare già tanti problemi, molto molto più seri di questo, ovviamente. Avranno voglia di cambiare le loro abitudini per quanto riguarda il calcio alla tv? Saranno pronti a lasciare la strada vecchia, che non offre solo calcio e sport, per imboccarne una nuova, certamente più smart, ma forse ancora lontana dal loro ‘quotidiano’? Non lo so».
FONDI – «Concordo con Paolo dal Pino. La Lega deve essere di tutti e per tutti, non per tre-quattro club, e ognuno di noi deve pensare al bene del campionato italiano, chiaramente alla propria società, ma non ad altri interessi che poco hanno a che fare con quanto dovremmo decidere. Quella dei fondi e’ una scelta strategica: va chiesto il perché a chi ha fatto dietrofront a un metro dall’arrivo dopo due delibere all’unanimità in assemblea e un anno di lavoro. La governance non funziona? E’ una domanda da porsi. Nelle altre leghe europee, ad esempio nella Liga spagnola, il business dei diritti tv è aperto ai cosiddetti operatori OTT (over the top): i giovani possono acquistare pacchetti di 2-3 partite o addirittura singole partite, a costi molto vantaggiosi. I Fondi avrebbero permesso questo e molto altro, con regole, trasparenti e pulite, basate su criteri internazionalmente riconosciuti. Ma a qualcuno piace il caos. Nel caos magari si vince».