2015
Sereni: «Zenga pioniere dei calci piazzati. Che scherzo a Catania»
Matteo Sereni, ex portiere della Sampdoria, nel 1995 esordì col Doria mentre Walter Zenga era infortunato e Pagotto era impegnato con Nazionale militare. Una storia che nasce in maniera analoga e prosegue con un periodo in blucerchiato condizionato da moltissimi prestiti e moltissimi ritorni. Poi l’abbandono al calcio in maniera brusca, una risoluzione contrattuale col Brescia figlia di una necessità: concentrarsi su una causa che accusa Sereni di pedofilia, di abusi sulla figlia, accuse avanzate dalla moglie e suo ex procuratore Silvia Cantoro. Vicende extra calcistiche, ma che Sereni tiene da parte, stavolta, per parlare dell’amico Walter Zenga.
«Non pensavo sarebbe diventato un allenatore – dice a Il Secolo XIX – pensavo che avrebbe proseguito nel calcio, ma solo a livello dirigenziale. Walter è sempre stato solare e giocherellone, mentre ci fa l’allenatore di solito è serio e tignoso. L’ho sentito un po’ di tempo fa: a Dubai stava molto bene. Se ha deciso di tornare in Italia è perché la Sampdoria è un grande club che insegue obiettivi di alto livello. È un tecnico molto preparato con dei collaboratori molto bravi sugli schemi da palla inattiva. Zenga è stato il primo a portare in Italia quelle punizioni strane che sono il frutto di tante settimane di studio. Quella punizione col Catania ha fatto storia: prima che Mascara calciasse la punizione, Plasmati si abbassò i pantaloncini per coprirmi la visuale. Era tutto studiato: se avessi avuto uno spiraglio l’avrei parata».
«Se non sei abituato a fare le coppe, giocare ogni tre giorni può essere uno svantaggio. Durante la settimana si lavora poco. Auguro a Zenga che vada tutto bene: ha esperienza, ma chi fa grande un allenatore è sempre la squadra».