2013
Sensibile: «Decisioni impopolari, ma funzionali al progetto. Icardi..»
E’ passato qualche mese dal suo addio, ma Pasquale Sensibile torna a parlare di Samp. In una lunga intervista concessa a Tuttosport, l’ex direttore sportivo del Doria si è innanzitutto soffermato sui giovani talenti blucerchiati, tra cui Pedro Obiang: «Per lui ho sempre avuto un debole calcistico: è forte, ma sopratutto è mentalmente pronto, sarebbe in grado di giocare per qualunque club già da domani mattina». Poi torna sulla sua esperienza a Genova: «Sono rimasto un po’ scottato da come è finita, visto che la dinamica dei ruoli in società è cambiata più rapidamente di quanto pensassi; oltretutto, per quel che avevo fatto fino a quel momento, sentivo di aver fatto un buon lavoro. Abbiamo ereditato, insieme al mio collaboratore Domenico Teti, una situazione pesantissima: nel post-retrocessione, avevamo a che fare con ingaggi spropositati e con un parco giocatori dal poco valore commerciale. Ciò nonostante, abbiamo lavorato e non abbiamo mai utilizzato la situazione come alibi per i nostri errori».
Il ricordo corre alla conclusione dello scorso campionato: «Alla fine, siamo stati chiamati per tornare in Serie A e ce l’abbiamo fatta, anche prendendo decisioni impopolari: ci era stato chiesto di abbassare il monte ingaggi, ringiovanire la rosa e valorizzare i giovani. Mi sembra che tutto questo sia stato portato a compimento, almeno fino a quando ho lavorato io. La società, nel frattempo, è cambiata e qualche verità è stata raccontata in maniera diversa». Parentesi su Mauro Icardi, che sta esplodendo con Rossi: «Non credevo crescesse in così poco tempo, mi complimento con lui. Non posso prendermi il merito di averlo lanciato, visto che è Ferrara l’artefice della sua nascita come talento. Oltretutto, si dicono falsità sul suo rinnovo mancato: un mese prima di dimettermi, avevamo presentato un’offerta di prolungamento, che è stata rifiutata. Così come non è vero che io l’abbia offerto in giro in B: anzi, abbiamo rifiutato molte proposte per tenerlo a Genova». Un pensiero va anche a Ferrara: «Ciro ha avuto il merito – insieme a me – di credere in una squadra che, per molti, non avrebbe mai avuto la possibilità di salvarsi».