2014

Secolo XIX, Rizzo: «Fiero del mio percorso, quante emozioni sabato»

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Una delle prime operazioni di mercato in entrata per la Samp in questa stagione è stato il controriscatto dal Modena di Luca Rizzo, centrocampista blucerchiato l’ultimo anno con i canarini alla corte di Novellino, dove ha mostrato grandi doti che hanno conquistato il pubblico e la società modenese che non ha infatti dubitato a riscattare il cartellino. Doti viste anche dalla società doriana che nel giro di un pomeriggio ha versato il controriscatto e si è riportata a casa il giocatore per portarlo nel ritiro di Bardonecchia.

Il centrocampista doriano è stato intervistato da Il Secolo XIX in edicola questa mattina: «Il mio giocatore preferito alla Samp? Mi ricordo della Samp di Novellino, c’era Volpi capitano, un grandissimo giocatore. Poi, più grande, quando ero in Primavera, andavo allo stadio quando potevo e vedere Cassano e Pazzini era sempre uno spettacolo. Ricordo il preliminare di Champions col Werder, che delusione». 

La scorsa stagione, come dicevamo in apertura, ha vestito la maglia del Modena, dopo altri tre prestiti a Crema, Foligno e Pisa: «I prestiti mi hanno fatto bene, a Modena ho ritrovato Novellino ma questa volta come mio allenatore: è stata una grande emozione per me, ho realizzato un piccolo sogno. Un Novellino tranquillo? Me lo hanno detto in tanti che mi è andata bene perché il mister non è più quello di una volta. Io non me ne sono accorto: se oggi è davvero più calmo non voglio immaginare come fosse in quegli anni là. Tornando alle mie esperienze fuori Genova, penso che mi abbiano aiutato a crescere sotto il profilo caratteriale: Il primo distacco vero da casa, vivere 24 ore su 24 di calcio, vivere intensamente gli spogliatoi dove si mescolano tanti caratteri. La maturazione per gradi l’ho voluta io: insieme ai miei procuratori abbiamo pensato che sarebbe stato meglio un percorso di crescita graduale. Meglio giocare con continuità in Lega Pro che essere una riserve in B. In questi anni non ho mai pensato alla Samp, non ci ho mai voluto pensare. Mi concentravo sulla vita del calciatore, sulle realtà che stavo vivendo in quel momento. Poi l’anno scorso quando ero a Modena mi è arrivata questa voce e allora ho iniziato a pensarci: quando le voci si sono concretizzate mi sono detto “ok, si torna a casa”».

Nel suo ritorno al Doria ha ritrovato Obiang, Regini e Soriano, suoi compagni in Primavera: «Sì, e questo mi ha dato una grande mano, perchè mi hanno aiutato a inserirmi. In più ho trovato un gruppo già costruito, confermato in blocco con pochi giocatori nuovi e anche questo è un tassello importante quando devi entrare a farne parte. A proposito, ho ritrovato anche Palombo, al quale passavo la palla dai distinti del Ferraris: è stata un’altra grande emozione».

Una curiosità, quella Samp Primavera ha fornito più giocatore dell’annata precedente, che aveva vinto lo Scudetto: «Forse eravamo meno forti di quella dello Scudetto, però ci siamo ritrovati in diversi adesso nella rosa dei titolari. I nostri percorsi ci hanno portato a realizzare quello che era il sogno di tutti, un sogno blucerchiato».

Per lui sabato sera è stato il debutto in maglia blucerchiata: «La terza grande emozione, ma in realtà i brivi più grandi li ho provati durante la presentazione: mi guardavo intorno, il cuore girava a mille. E pensavo “se è così adesso figuriamoci come sarà se per caso entri in campo per giocare, figurarsi anche con lo stadio pieno”. In campo ci sono entrato sabato sera, ma ha prevalso l’aspetto agonistico rispetto a quello emotivo».

«Posso dire di avercela fatta? Un po’ sì – prosegue il numero 22 blucerchiato – anche se in realtà non ho ancora fatto niente. Sono molto orgoglioso del mio percorso: ne ho parlato con i miei amici nei giorni scorsi, mi chiedevano cosa avessi provato contro l’Eintracht. Mi dicevano “che cosa pagherei per essere stato al tuo posto”. Io gli ho risposto che non è così, che è qualcosa di diverso, non si può spiegare: non ci sono proprio parole per spiegare certe emozioni, bisogna provarle. Bene o male ho vissuto dieci anni di emozioni con la Samp, poi mi sono allontanato e le avevo un po’ perse, ma improvvisamente mi sono ritrovato catapultato in quello stato emotivo primitivo: non ci sono parole».

In chiusura un bilancio sul ritiro: «Spero di aver fatto bene per un giocatore è importante sentire la fiducia della società e dell’allenatore, e il mister non me la fa mancare. Le rischieste? Il direttore Osti mi ha detto un paio di volte che sono quello che ne ha ricevute di più».

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