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Scudetto Sampdoria, Mannini: «I più forti di tutti. Ecco il segreto»

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Moreno Mannini, ex calciatore della Sampdoria, ha celebrato i trent’anni dello Scudetto blucerchiato: le sue parole

Moreno Mannini, ex calciatore della Sampdoria, ha celebrato i trent’anni dello Scudetto blucerchiato. Le sue parole ai microfoni di tuttomercatoweb.com.

FESTA SCUDETTO – «Non potrei mai dimenticare quella giornata. Segnare in quella partita è stata la soddisfazione più grande per un giocatore e per un difensore che non era abituato a fare gol. Segnare poi nella partita che ci ha consegnato lo Scudetto, con lo stadio pieno di bandiere blucerchiate è stato fantastico. Non sapevo nemmeno come esultare. È stato il coronamento di una stagione fantastica poi, ripeto, con un gol nella partita che ci ha portato la vittoria aritmetica dello scudetto davanti ai miei tifosi è stata una grande gioia».

CAVALCATA – «È arrivata tramite un percorso iniziato nell’84, quando siamo arrivati un po’ tutti, con la vittoria della prima Coppa Italia e culminato prima con lo scudetto e pi con la finale di Coppa dei Campioni nel 1992. Sono stati anni di gioie e di successi. Di fatto noi non abbiamo mai giocato in Coppa UEFA perché ogni anno abbiamo comunque vinto qualche trofeo, che sia la Coppa Italia o lo Scudetto appunto. Quindi abbiamo giocato in campo internazionale solo in Coppa delle Coppe e in Coppa dei Campioni. In quegli anni, presi uno per uno, possiamo dire che eravamo i più forti di tutti. Poi noi giocavamo a uomo quindi era proprio una sfida uno contro uno e quindi possiamo dire che eravamo davvero i più forti. E lo ha dimostrato il fatto che poi sei giocatori sono stati convocati in Nazionale. Non era mai successo che un gruppo così nutrito di una squadra che non erano le solite big vestisse l’azzurro».

MANTOVANI, BOREA E BOSKOV – «Sono stati determinanti. Il presidente perché ha pensato non ad acquistare campioni affermati ma a costruirli in casa i campioni. Con Borea acquistavano giocatori dalla Serie B, come per esempio io dal Como o lo stesso Vialli o Lombardo dalla Cremonese, insieme a giocatori di spessore come sono stati Souness, Brady, Francis o Cerezo. Il presidente e il direttore erano determinati nel voler raggiungere l’obiettivo partendo dal basso. E poi c’era Boskov che ha avuto il merito di farci credere nella nostra forza. Lui continuava a dirci che eravamo i più forti e potevamo vincere. Aveva allenato il Real Madrid ed era abituato a vincere. Aveva visto le potenzialità per arrivare molto in alto. Noi eravamo giovani, non c’era poi l’assillo di dover vincere per forza ma piano piano col suo modo di fare e la sua personalità ci ha inculcato quella consapevolezza di essere i più forti e dopo non potevamo più tirarci indietro. Lo si vedeva negli sguardi dei nostri avversari: invece di sottovalutarci ci temevano».

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