2014

Scena muta in un finale taciturno

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Secondo voi quanto contano la testa, le motivazioni nel calcio? Alla prima panchina da blucerchiato (Samp-Lazio 1-1), Mihajlovic ha tentato di rispondere a questo interrogativo da un milione di dollari: «Non esiste un modulo vincente, è la testa che ti fa vincere le partite». Non servirebbe un luminare del pallone per comprendere che la flessione della Sampdoria non è solo circoscritta al pesante ko interno – peraltro il settimo stagionale tra le mura amiche del “Ferraris” – contro il Napoli. Inutile negare che, per come la stagione si era aperta, la salvezza arrivata con così largo anticipo sia stato un qualcosa di prodigioso, una grande impresa da ascrivere al tecnico di Vukovar su tutti. Dopo, però, è mancato il mordente nel ricrearsi nuovi stimoli, quantomeno per non sfigurare nel rush finale.

La storia si è ripetuta, anche quest’anno. Nelle ultime undici partite del 2012/13 con Delio Rossi alla guida arrivò solo una vittoria, all’ultima contro una Juventus con lo spumante in mano per festeggiare lo Scudetto. Disastrose anche le ultime sei di questa stagione, in cui Mihajlovic è riuscito ad estrarre dal cilindro appena una vittoria in rimonta, poi il nulla: solo partite non giocate come quelle con Lazio, Catania, Parma e Napoli. Un finale indecoroso, senza la testa, che nessuno si sarebbe mai aspettato fino a qualche tempo fa vedendo in atto la rivoluzione serba con annessi e connessi.

La prestazione col Napoli – in un “Ferraris” silenzioso per protesta contro la strumentalizzazione del mondo ultrà fatta dall’opinione pubblica in generale dopo i fattacci della finale di Coppa Italia e per solidarietà nei confronti di Ciro Esposito, tifoso partenopeo rimasto ferito fuori lo stadio “Olimpico” – conferma il trend, mette in mostra una squadra turistica, svuotata di energie fisiche e mentali, che poteva e doveva congedarsi meglio dal pubblico di casa. Insomma, per dirla alla Boskov: «In campo sembravamo turisti. Con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto». Il torpore del “non mi gioco più niente” ha contagiato anche un Fiorillo in cerca di conferme per l’anno che verrà, lui si che si giocava una fetta di futuro. Male perchè per un portiere l’aspetto mentale è di importanza capitale, non che per gli altri sia una scriminante, si intende, ma “Il Falco di Oregina” non ha mostrato all’esordiente Braida – oggi seduto in Tribuna per toccare con mano una realtà che inevitabilmente andrà ridisegnata in alcuni suoi tratti essenziali – il miglior repertorio di parate.  

La settimana che verrà sarà interessante, forse più che per il match di congedo dal campionato con l’Udinese, per scoprire quale sarà il destino di Mihajlovic: sarà ancora blucerchiato o no?

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