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Saponara vede l’Europa: «Basta nascondersi». Ma ha un altro sogno

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Saponara non si nasconde: l’Europa resta un obiettivo, a livello personale c’è voglia di fare di più. E sulla Sampdoria non ha dubbi

Riccardo Saponara non vuole giocare a nascondino. Lo dice apertamente, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. La Sampdoria deve lottare per raggiungere l’Europa, come ribadito anche da Marco Giampaolo in conferenza stampa. Ripartire, dopo le sconfitte contro Frosinone e Inter, è il primo passo da compiere: «Sfatiamo il mito della squadra che gioca bene e non raccoglie punti. La verità è che pesa soprattutto la sconfitta in casa contro il Frosinone perché quelli erano tre punti doverosi: è stata, però, l’unica vera battuta d’arresto. Chi affronta la Samp, le prende le misure. La gara con il Frosinone ci insegna che nonostante le nostre qualità superiori possiamo trovare difficoltà. Due gol e quattro assist? In verità noi guardiamo sempre cos’abbiamo lasciato per strada… Quindi vedo tante occasioni in cui avrei potuto fare meglio: mi farebbe piacere segnare di più e continuare a produrre assist con più luciditàL’Europa? Dopo la sconfitta di Milano il mister ha ribadito che per noi ancor più di prima l’obiettivo resta quello. Non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito».

«Il mister non si spreca in complimenti, ma sa quali tasti toccare. Il mio è un ruolo chiave dove magari tocchi pochi palloni, ma sei al centro di due o tre situazioni decisive. Sono stato cresciuto con l’idea di pensare soprattutto al pallone, ma così nei momenti difficili mi sono trovato senza una valvola di sfogo. Definivo la mia identità personale in base alle mie prestazioni sul campo. Facevo della mia persona il giocatore della domenica precedente e questo mi condizionava tutta la vita. Ora riesco ad essere meno critico con me stesso, a ritagliarmi il mio tempo libero e le mie distrazioni. E così riduco anche il tempo necessario per reagire dalle situazioni negative. Sono meno fiscale con me stessoConcorrenza con Ramirez? In alcuni momenti uno può pensare: “Caspita devo sempre lottare un mio alter ego”. Poi ragionando con più lucidità questo ti porta ad avere una costanza di allenamento e di prestazioni molto alta. Qui l’ambiente mette meno pressioni di quello che ti aspetteresti da una piazza del genere. Il mister ha sempre saputo quale chiave utilizzare con me e questa è un’altra ragione della maggiore continuità. Ma c’è, alle spalle, anche un percorso personale di crescita».

 

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