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Sampdoria, gli UTC sulle trasferte vietate: «Siamo e saremo sempre quelli in piedi a cantare»
Gli Ultras Tito Cucchiaroni hanno pubblicato un comunicato dopo limitazioni imposte ai tifosi della Sampdoria: le parole
Gli Ultras Tito Cucchiaroni hanno pubblicato un comunicato in seguito alle limitazioni imposte ai tifosi della Sampdoria. Ecco la nota ufficiale.
COMUNICATO – «IL MALE. Come un male che non lascia definitivamente il campo, ma rimane silente per del tempo per poi tornare a manifestarsi. Rieccoci, dopo diversi anni, costretti a rileggere le determinazioni nelle quali si vietano le trasferte ai tifosi che non hanno aderito al “programma di fidelizzazione”. Un tempo la chiamavano direttamente tessera del tifoso. Oggi evidentemente non ne hanno la faccia ed il coraggio, consapevoli che anche il più sprovveduto troverebbe la questione ridicola. Eppure, di questo stiamo parlando, dello stesso programma di tesseramento forzato sulla popolazione dei tifosi italiani messo in atto dall’allora governo fra il 2009 e il 2010: “o ti tesseri, o non vai da nessuna parte” ci fu detto. Rinfreschiamo ai più vecchi la memoria, lo chiariamo ai giovani di oggi: no, non ci tesseriamo, fu la nostra risposta. Quella tessera era evidentemente uno strumento di repressione capace, allo stesso tempo, di strizzare l’occhio e far felici istituti bancari (era di fatto una specie di bancomat) e non solo. Una truffa in piena regola. La stessa tessera introduceva il tristemente famoso articolo 9, capace di includere il concetto secondo il quale il “programma di fidelizzazione” non può essere sottoscritto da coloro che hanno avuto, anche in primo grado, reati da stadio (anche con sentenza non definitiva) negli ultimi cinque anni. Alla beata faccia dei principi della Costituzione Italiana, del diritto di libertà personale: sconti la pena, ma comunque non puoi tornare allo stadio. Però se fate una rapina in banca, scontata la pena ed il debito con la giustizia, potete tornare in banca (come è normale che sia). In ambito stadio, solo in Italia, in nessun altro paese, si è assistito a delle imposizioni tanto aggressive e illogiche. Il loro obbiettivo era schedare la gente, fare dei soldi con i bancomat, e far fuori il movimento ultras italiano. Nel 2017 ci fu un “ammorbidimento” della situazione: venne ufficializzato il protocollo d’intesa intitolato “Il rilancio della gestione, tra partecipazione e semplificazione”. Ancora oggi lo potete vedere in prima pagina sul sito dell’Osservatorio, con scritto anche “che ha l’intento di riportare all’interno degli stadi di calcio gioia e festa”. Il protocollo di fatto riapriva le trasferte a tutti, tesserati e non, salvo casi eccezionali. Come a dire, “ok, non hai la tessera, puoi tornare in trasferta ma occhio che in qualche caso posso comunque vietartela”. Così è stato. Siamo tornati in trasferta (la prima, indimenticabile, a Torino con il Toro). Dopo il 2017 abbiamo avuto trasferte vietate? Si, purtroppo è capitato, ma sono stati casi che possiamo definire come isolati e saltuari. Possiamo dirvi in tutta franchezza che la soluzione migliore e più giusta sarebbe stata quella di eliminare totalmente la tessera, visto e considerato il fatto che gli stessi fautori, nel tempo, ammisero di aver sbagliato nell’introdurla (fosse vivo, provate a chiedere al ex capo di polizia Antonio Manganelli). Detto ciò, eravamo comunque lieti di poter finalmente tornare in trasferta liberamente e senza discriminazioni. Venendo ai giorni nostri, abbiamo la netta sensazione che qualcuno stia tornando ad usare la tessera come strumento di repressione, il classico modus operandi “vietare per non gestire”. Portiamo alla vostra attenzione il caso di Ternana-Sampdoria, prima di campionato, divieto di vendita ai non possessori della tessera: l’Osservatorio si è appropriato del diritto “divino” di punire, chiudendo le porte ai tifosi sampdoriani non tesserati e vietando quell’“abbraccio” con la tifoseria amica ternana. Ha dell’assurdo, ma purtroppo non è l’unico caso, si registrano altre situazioni simili in giro per l’Italia. Restiamo convinti che lo stadio debba essere un luogo di aggregazione, di tifo, di passione, non una zona franca dove lo Stato può fare quello che vuole con i tifosi. Non siamo carne da macello, né noi ultras, né i tifosi in generale. Rivendichiamo la battaglia contro questo sistema che vuole distruggere quello che, tutti insieme, abbiamo creato come tifoseria. A quest’ultima chiediamo di rimanere compatta e ferma nell’intenzione di salvaguardare la propria identità. Siamo e saremo sempre quelli in piedi sui gradoni, bandiere al vento, urlando a squarciagola per la Sampdoria. Siamo una cosa sola: o tutti o nessuno. LUNGA VITA AGLI ULTRAS, LUNGA VITA ALLA TIFOSERIA SAMPDORIANA. TRASFERTE E TIFO LIBERO!».