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Sampdoria, gli Ultras alzano la voce: «Rimaniamo fedeli alla nostra linea»

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Attraverso un comunicato pubblicato su Facebook, gli Ultras Tito della Sampdoria hanno chiarito i loro ideali

Attraverso un comunicato pubblicato su Facebook, gli Ultras della Sampdoria hanno chiarito la loro posizione in merito ai temi che riguardano lo striscione che manca allo stadio dal 17 marzo del 2007 e la tessera del tifoso. Ecco il comunicato degli Ultras Tito Cucchiaroni.

«Era il 17 marzo del 2007 l’ultima apparizione del nostro striscione in Gradinata Sud, si giocava Sampdoria-Palermo.
Sono passati ben 14 anni da quel decreto che ci costrinse ad una scelta difficile ma necessaria. Da quel giorno non abbiamo mai pensato di mandare un fax alla questura per avere un’autorizzazione ad esporre il nostro striscione, che avevamo portato liberamente ovunque nei 38 anni precedenti, anche nel primo periodo di forte repressione della storia ultras, nel 1979 a seguito dell’omicidio di Vincenzo Paparelli , quando l’allora Ministro Rognoni vietó gli striscioni che incitavano con il loro nome alla violenza, ovvero ultras, commandos, fossa ecc. Anche allora il gruppo, ammainato per un certo periodo il simbolo di Alex col pugnale, continuó comunque a portare lo striscione ultras ovunque.
Un po’ di tempo dopo arrivó la tessera del tifoso e a qualsiasi ultras in Italia all’inizio sembrava scontato e naturale opporsi e quindi non sottoscriverla. Meno scontato sarebbe stato poi portare avanti una battaglia lunga anni e costata sacrifici, rimanendo coerenti ai valori propri di un gruppo ultras. È stato un cammino difficile e controcorrente, ma che ci ha portati a vedere il giorno del fallimento della “tessera” schierati dalla stessa parte presa fin da subito, felici non tanto di poter dire “avevamo ragione noi” ma per aver preservato un bel pezzo della nostra libertà. Una libertà che difendiamo come valore assoluto, a costo di sacrificare la bellezza dei nostri striscioni, rinunciando a tante occasioni in cui avremmo potuto realizzare bellissime coreografie. Non lo abbiamo fatto consapevoli che la nostra linea ci ha permesso e ci permetterà di andare avanti nei tempi che cambiano così rapidamente. Noi non siamo cambiati, siamo rimasti fedeli alla linea e al nostro striscione».
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