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Sampdoria, Novellino: «Mi fido di Radrizzani e Manfredi. Grosso? Nome giusto»
Walter Novellino, ex tecnico della Sampdoria, ha fatto il punto sul club blucerchiato e sul futuro in Serie B: le parole
Walter Novellino, ex tecnico della Sampdoria, ha fatto il punto sul club blucerchiato e sul futuro in Serie B: le parole a La Repubblica.
SALVEZZA SAMP – «Ero felice come un bimbo, ho esultato come un matto. Da lontano la sofferenza di noi tifosi è ancora più grande, uno stillicidio, sentire tutte quelle voci preoccupate, quegli allarmi. Per fortuna è finita. Una liberazione. Un sospiro di sollievo gigante. Ora non bisogna perdere tempo. Ci vuole subito la rinascita, i sampdoriani, tifosi straordinari, se lo meritano. Bisogna tornare immediatamente in serie A».
PROMOZIONE – «Io nel 2003 con il presidente Riccardo Garrone ci riuscii e ora rivedo molte analogie rispetto a quel periodo. C’è entusiasmo, voglia di riemergere. I tifosi hanno dimostrato molta coesione e tutto ciò può essere un valore aggiunto. L’importante però sarà mutare molto, c’è bisogno di aria nuova, di una scarica di adrenalina che solo il cambiamento può portare».
RADRIZZANI MANFREDI – «Vero e sono convinto che ci saranno. Io non conosco Radrizzani, anche se so che ha fatto bene al Leeds, e in tanti me ne hanno parlato bene, e spero che pure Manfredi, su cui non ho informazioni, sia capace. Però da quanto leggo con loro, come consulente, c’è Paratici e allora, se ciò è vero, il discorso cambia radicalmente. Lo conosco bene, era il braccio destro di Marotta, faceva parte del nostro gruppo, come pure Asmini, un nucleo vincente, la giusta base per allestire una squadra importante, che infatti dominò il campionato di serie B. Paratici è una garanzia, uno che capisce molto di calcio. Purtroppo è inciampato in situazioni particolari, che gli sono costate la squalifica, ma questo non cambia il mio giudizio. Può capitare a tutti di sbagliare, ma come dirigente è bravissimo».
GROSSO – «Nome giusto. Uno che ha fatto la gavetta, a cui nessuno ha regalato niente, nonostante da giocatore nel 2006 abbia vinto il Mondiale, realizzando tra l’altro il rigore decisivo nella finale con la Francia. Ha preso le sue facciate, i suoi esoneri, ha sofferto, fatto esperienza e ora con il Frosinone ha vinto. Mi dà l’idea di bravo ragazzo e soprattutto di non essere un chiacchierone. Se gli fanno la squadra, non fallirà».
PECINI – «Io non ci ho lavorato, quando è arrivato lui, ero già andato via dalla Sampdoria, ma mi dicono che sia un talent scout straordinario. Di sicuro, non me ne voglia il mio amico Giampaolo, ha fatto la sua fortuna, scovandogli diversi giovani bravi, Torreira, Schick, Praet. Se arriva anche lui, le potenzialità della nuova società aumentano ancora di più. Una squadra come la Sampdoria non può prescindere dal vivaio e dalle giovani promesse, destinate a diventare plus valenze. E’ il destino di tutti i club di medio livello. Bisogna avere fiducia in Manfredi e Radrizzani, ma non bisogna chiedergli l’impossibile. I bilanci vanno tenuti in ordine, l’ultima esperienza deve insegnarci qualcosa. Io sono ancora un allenatore, sia chiaro, ma ormai, a 70 anni, consideratemi pure un vecchio tifoso. Appassionato, ma anche lucido. La Sampdoria è una splendida realtà, va protetta. Riportata in serie A, il palcoscenico che le compete, ma poi tenuta in piedi, su gambe sane. Basta con le scommesse, mi hanno messo troppa paura».
FLACHI – «Non ho cambiato idea. Ma Manfredi e Radrizzani non sono solo fondi, sono persone, ci hanno messo la faccia. E ispirano fiducia. Ora non mi resta che un desiderio: trovate un posto a Flachi. La Sampdoria non può fare a meno di lui. E’ un’icona, come Lanna. Nuova proprietà, ascoltami: portalo nei quadri tecnici, ha il sangue blucerchiato, non te ne pentirai».