Editoriale
Sampdoria, le partite non durano soltanto un tempo. Ma gli errori sono tre
La Sampdoria incassa l’ennesima sconfitta contro il Milan ed evidenzia tre lacune fondamentali. L’analisi del match
«È strano. Abbiamo fatto tre vittorie bellissime dove sapevamo aspettarli al momento giusto e facendo la nostra gara sulle ripartenze. Quando gli chiedo le stesse cose, non riusciamo a farle. Non abbiamo contropiedisti per cui non è il caso di fare questo. Parlerò con i ragazzi e vedremo di fare un tempo solo». Tre cose mi hanno colpito delle parole di Claudio Ranieri al termine di Sampdoria-Milan, match che rappresenta la quarta sconfitta negli ultimi cinque precedenti nel corso della stagione 2020/21.
La prima riguarda l’atteggiamento mentale. «Quando gli chiedo le stesse cose, non riusciamo a farle». È evidente un errore di comunicazione tra la squadra e il tecnico, che nell’ultimo periodo non riesce a farsi intendere dai suoi durante lo svolgimento della partita. I rimproveri ad Audero per qualche lancio disperato in avanti, dove l’unica torre pare essere Quagliarella (che non spicca certamente in altezza); i continui incitamenti a Thorsby che denotano la possibilità che il norvegese esca psicologicamente dalla partita in caso di mancanza di indicazioni; la paura di rapportarsi con Quagliarella, sempre in campo nonostante prestazioni deludenti e mai redarguito pubblicamente; e infine, le sostituzioni che riguardano i soliti quattro o cinque: alcune sono obbligate per via delle poche risorse in panchina, altre invece vengono operate perché molti calciatori si mostrano completamente estranei allo sviluppo delle azioni.
La seconda riguarda il piano tattico: «Non abbiamo contropiedisti per cui non è il caso di fare questo». Però, nella frase precedente, Ranieri ammette di pensare al contropiede. Le idee mi sembrano confuse, così come la loro trasposizione sul campo. Variazioni di modulo a ogni partita, sorprese dell’ultimo minuto con l’inserimento di calciatori acciaccati fino al giorno prima (Gabbiadini ne è l’esempio lampante, così come le conseguenze dello stiramento a fine partita). A volte si cerca di dominare la partita con il possesso palla e un gioco fluido, altre volte di affidarsi a rinvii profondi nella speranza che gli avversari commettano un errore decisivo. Va bene adattarsi all’avversaria di turno, ma l’identità della propria squadra non deve mai venir meno. Altrimenti, come successo a Torino e nelle precedenti gare, nel momento in cui ti porti in vantaggio non sai gestire il risultato favorevole.
La terza riguarda il trend negativo: «Parlerò con i ragazzi e vedremo di fare un tempo solo». Esattamente. Le partite della Sampdoria durano una sola frazione di gioco: i blucerchiati o disputano un primo tempo coi fiocchi e si spengono nella ripresa, facendosi rimontare, oppure restano negli spogliatoi per i primi 45′ e si svegliano nei secondi, quando però recuperare uno svantaggio può rivelarsi un’ardua impresa, specialmente contro squadre corazzate e di livello superiore. Ci vuole costanza di rendimento nell’arco dei novanta minuti, non la solita Sampdoria indecifrabile dal doppio volto. Altrimenti, sarà impossibile determinare obiettivi migliori rispetto al raggiungimento della salvezza.