Sampdoria, Lanna: «Vialli ce l'ho sempre in ufficio. Quella volta a Torino...»
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Sampdoria, Lanna: «Vialli ce l’ho sempre in ufficio. Quella volta a Torino…»

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Marco Lanna, presidente della Sampdoria, ha ricordato la figura di Gianluca Vialli, suo ex compagno in blucerchiato: le parole

Marco Lanna, presidente della Sampdoria, ha ricordato la figura di Gianluca Vialli, suo ex compagno in blucerchiato ai tempi dello storico scudetto conquistato nel 1990/1991. Ecco le sue parole rilasciate al Secolo XIX.

ANNIVERSARIO – «Per noi il 5 gennaio è e sarà solamente una ricorrenza. Magari rappresenta una data più significativa per i tifosi. Io Gianluca ce l’ho sempre in ufficio con me, ogni giorno. E tra di noi ne parliamo ogni giorno, o quasi. È giusto che sia ricordato con iniziative che sarebbero piaciute anche a lui».

INIZIATIVE – «Ci sono e ci saranno eventi in suo nome che direi dovuti, per la persona che era Luca. Penso che da un certo punto di vista gli sarebbe piaciuto essere ricordato così, con queste iniziative. E credo anche che se lo sia immaginato quando era ancora in vita che si sarebbe attivato questo movimento. Era consapevole di quello che faceva e che aveva fatto, che nessuno si sarebbe mai dimenticato di lui. Il suo talento trasversale gli ha procurato l’affetto e l’amore di tante persone. Dal cielo se la godrà… facendosi magari due risate, anche nel sentire tutti gli aneddoti che ogni volta tiriamo fuori».

VIALLI ARABBIATO – «Sì. Esempio: voleva sempre ricevere il pallone da noi rasoterra e sul piede più distante dall’avversario. Se sbagliavi, anche senza farlo apposta, si trasformava in un puma. Su questo era assolutamente democratico, potevi essere un campione o uno scarpone, ma se sbagliavi eri finito. Un perfezionista. Su certi aspetti tecnici faceva fatica a transigere. Poi gli passava, ma dopo un po’. Non era come il Mancio che magari si risparmiava un bel po’ di corse in partita, ma se sbagliavi un appoggio faceva volentieri un allungo dall’attacco alla difesa per venirtelo a contestare in faccia. Luca ti gelava con lo sguardo. Difficilmente alzava la voce, soprattutto con qualcuno di noi».

AVVERSARI – «Con loro se c’era da litigare, litigava. Ma non succedeva spesso, anzi era raro. Proprio per questo credo che sia diventata celebre quella lite con Mazzone durante un Sampdoria-Cagliari. Anche perché lui era, a prescindere, estremamente rispettoso, a maggior ragione nei confronti degli allenatori e ancora di più verso quelli esperti».

DIFENSORE SENSIBILE – «Non uno in particolare. A volte la tensione agonistica saliva, ricordo la finale di Cremona di Coppa Italia con il Napoli, un’entrata di Francini lo aveva irritato, ma aveva già subito diversi interventi duri prima, anche da altri, e quindi era un po’ esasperato. Lui in campo era uno sportivo, non il “bastardo” che menava, non il buono che incassava. Con i suoi marcatori dava vita sempre a duelli scintillanti. Un po’ come me con Casiraghi. Ci siamo sempre menati, ma sportivamente. Ricordo un Samp-Juve, io ero uscito con un taglio sulla fronte e lui sulla nuca».

MISCHIONI – «Diciamo che non avrebbe mai lasciato uno di noi a discutere da solo con due o tre avversari. Se c’era qualche diverbio in campo, non mancava mai, emergeva quella sua indole un po’ da “galletto”… perché ce l’aveva. Ecco, sotto questo aspetto era lui che faceva quell’allungo in più stile Mancio dall’attacco alla difesa per venire a calmare le acque o a dividere o a prendere le parti. Anche con gli arbitri ci sapeva fare. Roberto protestava e spesso veniva ammonito, a volte espulso. Lui invece sapeva sempre protestare con le parole giuste, arrivava sempre al limite, ma riusciva a non indispettire gli arbitri. Sapeva fino a dove poteva spingersi e soprattutto mai si sarebbe perdonato di lasciare la squadra in 10 per un rosso per proteste».

SCONFITTA TORINO – «Sì, Luca era il diplomatico del gruppo. Altri non lo erano per niente. Due nomi a caso… Mancio e Pietro. Dopo quella sconfitta diventammo improvvisamente “immaturi”, quelli “bravi ma che non vinceranno mai niente”. Ci eravamo detti, fermiamoci, parliamoci, mandiamoci anche aff… Arrivammo alla cena della Beccaccia, che funzionò. Luca sapeva parlare, sapeva dire bene cose pesanti. Era un leader e un trascinatore. Quando parlava lui, stavi zitto ad ascoltare. È stato così fino all’ultimo, anche nel suo ruolo con la Nazionale di Mancini. Dopo la vittoria all’Europeo, Florenzi ha ringraziato proprio Luca. Aveva un carisma innato. Ecco, mi si chiede spesso, che cosa si può trasmettere di Vialli? I valori sicuramente. Il carisma purtroppo no, o ce l’hai o non ce l’hai».

DEDICA VIALLI – «Un passaggio al Molo dell’Amicizia lo farò. Domani a Rapallo per l’inaugurazione della strada con il suo nome. Prossimamente ci sarà anche a Genova, ma credo che i tempi si allunghino un po’, dopo l’estate. Ho proposto l’area nuova che sta sorgendo alla Foce, il Waterfront di Levante. Magari i giardini. Deve essere un bel posto, nuovo, bello, pulito. In tutti i sensi. Come lui».

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