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Sampdoria, Kasami: «Mi sento bene, sul mio rapporto con Pirlo…»

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Le parole del centrocampista della Sampdoria sulla stagione in blucerchiato e i punti focali della sua carriera

Ospite a DAZN Talks, Pajtim Kasami, centrocampista della Sampdoria, ha parlato del suo arrivo in Italia per vestire la maglia del club blucerchiato, soffermandosi poi ad analizzare la stagione del club e il suo rapporto con il tecnico Andrea Pirlo. Queste le sue dichiarazioni:

CONDIZIONE – «Stamattina alcuni hanno fatto i test individuali, poi abbiamo lavorato un po’ in palestra. Io fortunatamente non ho avuto bisogno di fare gli esami, sto bene. In questa stagione, in generale, mi sento bene, è un anno un po’ particolare: sono venuto qua a settembre dopo l’inizio del campionato, dunque un po’ in ritardo. Ma lo staff tecnico mi ha gestito bene, i ragazzi mi hanno reso facile integrarmi con il gruppo: poi penso che sul campo basti guardarsi.»

ARRIVO – «A inizio stagione è stata una situazione delicata, avevo la possibilità di rimanere all’Olympiakos, ma è arrivato un nuovo allenatore, aveva altre idee e quindi non ho rinnovato il contratto. C’erano altre società, mi sono preso il mio tempo e alla fine ho avuto l’opportunità di venire qui alla Samp. C’erano dubbi sulla mia forma fisica, ma lo capisco; poi con i test fisici si è risolto velocemente tutto.»

RITORNO IN ITALIA – «Tornare in Italia è stato un motivo in più per scegliere la Sampdoria. Ho pensato che qui in Italia avessi ancora qualcosa da fare, come si dice in inglese un “unfinished business”. Tornare qui era una sfida per me stesso, per far vedere che io ci sono ancora e che posso dare ancora tanto al calcio italiano. Credo sia una sfida soprattutto per me. Poi sono molto legato alla cultura italiana, mi piace tanto l’Italia come paese: poi come si vive il calcio qui è una cosa unica. Penso sia l’unico paese dove si pensa al calcio 24 ore su 24: se devo paragonarlo al calcio inglese, qui è praticamente una religione.»

ESTERO – «Cosa mi mancava dell’Italia all’estero? Il caffè al mattino! Poi mi mancava tanto anche la passione della gente che ti ferma per strada, come spesso accade qua a Genova: ti fa capire quanto ci tengono al club. Ogni tanto vado comprarmi la Gazzetta e sento quattro o cinque signori parlare per venti minuti della Sampdoria. Questa è una cosa unica, ti fa anche capire in che società sei e quanto pesa la piazza, quanto ci tiene la gente a questo club storico.»

TIFOSI – «Cosa mi chiedono i tifosi? Una volta mi hanno domandato come si fa a prendere gol al novantesimo, e mi hanno detto che non deve succedere più. Poi, dopo che ho saltato una partita, mi hanno chiesto cos’era successo, se stavo male… Ogni tanto devo girare il cappellino per evitare troppe domande, ma si vede che il calcio e la Sampdoria sono per loro una cosa unica. Sono tornato per due giorni a Zurigo, a casa mia, e nessuno mi riconosceva. D’altra parte, se vesti questa maglia devi accettare le critiche. »

«Con la città di Genova ho un bel rapporto: il pomeriggio, quando sono libero, vado a passeggiare sul mare. In centro vado poco, perché c’è tanto traffico, preferisco una vita più rilassata e prendere tempo per ricaricare le batterie. La città è bella, molto particolare.»

PIRLO – «Tra me e Pirlo c’è un rapporto molto stretto, lui da fuori vede i dettagli e io cerco di trasmetterli meglio da dentro il gruppo, aiutando gli altri a leggere i momenti e le difficoltà. Ho giocato contro di lui, in Champions League, quando militava nella Juve. Poi l’ho incontrato di nuovo dopo qualche anno, ci siamo conosciuti, ed ora ci siamo incrociati di nuovo. È bello, perché quando ti trovi a parlare di calcio con qualcuno che ha vissuto di calcio diventa molto più facile. Penso che abbiamo questa sintonia, che ci capiamo facilmente: ho già avuto qualcosa di simile, ma mai così stretto come con lui. Anche a livello umano c’è un grande rapporto, è anche bello, perché quando le cose non vanno bene dice quello che non vuoi sentirti dire, ma che ti fa crescere come calciatore. Poi in campo ci vai tu, e devi sempre gestire tutto al meglio. Abbiamo tanti ragazzi giovani che vanno aiutati, perché serve esperienza in questo campionato molto particolare.»

CAMPIONI – «Giocatori più forti con cui ho giocato? Direi Berbatov e Marcelo. Sugli avversari più tosti che ho trovato in Champions non saprei, è difficile. A parte Ronaldo e Messi direi Gerrard: a vederlo, tra il suo carisma e i suoi movimenti, è quello che mi ha colpito di più. Ho anche la sua maglia, è una delle mie preferite. Poi Terry, che mi ha dato una gomitata che fa ancora male!»

PREMIER LEAGUE – «Dalla Premier League mi porto tutto: l’intensità, la sicurezza di aver giocato un calcio molto diverso da quello italiano, meno tattico e più duro, dove parla solo la palla. C’è anche un atmosfera diversa, grazie ai tifosi. Insomma, è diverso in tutto.»

SERIE B – «La Serie B è particolare, molto fisico e meno tecnico rispetto ad altri campionati, ma molto più tattico. Se affronti una sfida con leggerezza ti fanno male: devi essere sempre sul pezzo, soprattutto qui che hai una maglia unica. Gli avversari contro di te vanno a tremila, e se non sei attento ti surclassano. L’obiettivo stagionale è arrivare ai play-off. Lavoriamo duro per arrivarci, è difficile, ma senza obiettivi non puoi migliorarti.»

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