Hanno Detto
Flachi: «Sceicco? Ci credo poco. Mi aggrappo a Garrone»
Flachi, doppio ex della sfida tra Sampdoria e Fiorentina, ha fatto il punto a La Repubblica sulla partita in programma domenica
Francesco Flachi, doppio ex della sfida tra Sampdoria e Fiorentina, ha fatto il punto a La Repubblica sulla partita in programma domenica tra le mura del Ferraris. Le sue parole anche sulla cessione del club e sull’arabo Faleh Al Thani.
PARTITA – «Che sofferenza, una partita che non vorrei arrivasse mai. Per fortuna non la vedo, gioco con la Praese, siamo impegnati nel derby con il Borzoli, in trasferta, mi diranno il risultato alla fine. Lo sapete, di fronte a queste due squadre, le passioni della mia vita, faccio fatica. Ho il cuore spaccato in due. Non mi piace l’ipocrisia, non ce la faccio proprio, sul pallone non si mente mai: la Fiorentina è la squadra per cui tifo, il viole è il mio colore da bambino, sono cresciuto con quella passione addosso e non potrò mai tifare contro. Di fronte però c’è la Sampdoria, la squadra che mi ha adottato, il club della mia carriera. Tifosi fantastici, mi hanno sempre riempito d’affetto e anche ora di fronte al problema della squadra e della società mi piange il cuore a vederli soffrire».
SCEICCO – «Io invece ci credo poco. Posso sbagliarmi, mi verrebbe da dire me lo auguro, ma questa storia dei soldi che non arrivano mai non mi piace. Quella è gente che se vuole una cosa, se la compra, è talmente ricca, che non aspetta mesi per fare un bonifico. Non so, da tifoso della Sampdoria preferisco aggrapparmi a Garrone. È l’unico che può dare certezze, che può salvarla. Si metta una mano sul cuore, anzi, tutte e due. Tornasse lui la Sampdoria potrebbe essere di nuovo grande. Anche perché non sarebbe un neofita del calcio e da presidente, con l’esperienza, si commettono meno errori. E poi è tifoso, italiano e genovese».
SPOGLIATOIO – «Chi dice che la squadra non risente di questa situazione, non ha mai frequentato uno spogliatoio. Io mi ricordo benissimo quando nel 2002 si viveva il passaggio da Mantovani a Garrone, noi calciatori ne parlavamo eccome. Perché il giocatore è uno che vuole vivere di certezze, solo con la sicurezza riesce a dare il meglio».
ERRORI – «La situazione societaria può togliere serenità e nuocere, ma non vorrei creare troppi alibi. Anche i giocatori devono dare di più. Avevano vinto a Cremona, si erano scrollati di dosso l’ultimo posto, l’Inter è forte d’accordo, ma era lecito aspettarsi di più, non puoi sparire dal campo dopo venti minuti. Stankovic ha portato più grinta, più determinazione. La squadra, rispetto alla gestione Giampaolo è più cattiva e questo è un bene. Ma questa caratteristica, da sola, non basta. Serve più intraprendenza da parte dei singoli, soprattutto dei leader, come Caputo Gabbiadini e Djuricic. Davanti bisogna essere più pericolosi, tirare maggiormente in porta. Devono prendersi più responsabilità, ne hanno le capacità e dietro ci vuole più attenzione. Il primo gol a Milano si può prendere, si marca a zona. Loro sono molto bravi sulle palle inattive. Il secondo e il terzo no. Il lancio per Barella era facilmente leggibile, sono rimasti tutti fermi. Correa sul 3-0, ha percorso quasi tutto il campo, andava bloccato prima, in un modo o nell’altro».
FIORENTINA – «È una gara pericolosa perché la squadra di Italiano gioca bene ed è in crescita. Sbagliava molto davanti, Jovic e Cabral hanno fatto fatica ad inserirsi, ma ora hanno iniziato a carburare e non a caso stanno arrivando i gol. La Sampdoria ha un grande vantaggio, la Fiorentina ha giocato a Riga. È vero che ha fatto turnover, ma potrebbe risentire del lungo viaggio e del fatto di avere un solo giorno per preparare la partita di Genova. I blucerchiati devono approfittarne, giocando con carattere, personalità e entusiasmo».