Editoriale
Chiamiamola tutti consapevolezza
La Sampdoria supera anche il Chievo e prosegue la striscia di vittorie in casa: nel mirino il derby, con la stessa consapevolezza
Cinque vittorie su cinque, così come Juventus e Inter, quindi come le prime della classe. Parliamo del ruolino di marcia casalingo, quello che ieri è stato impreziosito da un’altra vittoria convincente, un’altra goleada: un sonoro 4-1 al Chievo di Maran, una squadra tignosa, che però con lo stesso risultato quest’anno ha dovuto arrendersi già al Milan di Montella, non una corazzata d’altri tempi. E nonostante le problematiche che si possono evidenziare facilmente, e che lo stesso Conti – vice di Giampaolo, ieri influenzato ed esonerato dalla conferenza stampa – sottolinea, la Sampdoria ha convinto ancora una volta. Non smetteremo mai di rimpiangere quella sconfitta di Udine, perché sono tre punti completamente regalati e che a quest’ora ci avrebbero permesso di stare a sette lunghezze di vantaggio sulle inseguitrici: l’unica sconfitta che effettivamente questa Sampdoria ha meritato è stata quella con l’Inter, per l’aver concesso un tempo intero di gioco, per l’aver dovuto fronteggiare la squadra più in forma del momento, che insegue il Napoli soltanto per un leggero scivolone col Bologna.
Intanto il Chievo, domato come forse non s’era mai fatto negli anni precedenti, è stato rimandato a casa dopo due siluri firmati da Torreira: il giovanissimo centrocampista sogna la chiamata della sua nazionale, ma intanto ci permette di inserirlo nell’antologia del Doria, quella raccolta di episodi nella quale deve necessariamente essere inserito l’ex Pescara, che trova il 2-1 con una magia, una prodezza, che nessuno si sarebbe aspettato. Forse nemmeno lui, estremizzando. Il segreto è ripartire sempre da quegli interpreti che rappresentano l’ossatura principale della squadra messa in piedi da Giampaolo: l’1-0 di Linetty è un’altra grande conferma, quella di un centrocampista che, ancora se ancora non ha intenzione di parlare in italiano con la stampa, parla una lingua diversa con la palla. Aggredisce, assale e mangia gli spazi per arrivare al gol senza problemi. Per il resto non ci sono più parole positive da spendere per Zapata, per il quale ogni settimana non smetto di stendere tappeti rossi per evidenziare il potenziale espresso e ancora inespresso di quest’attaccante arrivato finalmente al palcoscenico migliore della sua carriera. Non ci sono errori, non ci sono difetti, ci sono delle leggerezze difensive che purtroppo possono costare tanto: ci sono anche dei brusii che danno Viviano per responsabile sul gol di Cacciatore, ma al di là di questo, che va poi appurato controllando l’azione al millimetro della moviola, anche il ritorno del nostro portiere titolare è un passo importante, in avanti, che ci carica per il derby.
Pradé non ne ha voluto parlare, non ne parliamo noi. Diciamo solo che è una gara che va chiaramente vinta: e se la vincessimo con un po’ di gol in più rispetto a loro farebbe ancora più piacere. Ora testa bassa e lavorare, per confermare quanto di buono è stato fatto in queste prime undici giornate, tenendo presente che ce ne manca una e abbiamo ben quattro punti di distanza da chi insegue.