Editoriale
Pali, parole e VAR: Sampdoria-Atalanta è una grande bugia
Sampdoria-Atalanta è una grande bugia: dalla sfortuna al risultato, passando per il pessimo utilizzo del VAR da parte di Dionisi e Pairetto
Ha ragione Marco Giampaolo quando dice di essere deluso, avvilito, arrabbiato ma consapevole di avere tra le mani una Sampdoria che può crescere molto. Il mix di emozioni provate dal tecnico blucerchiato riassume alla perfezione l’assurdità del match contro l’Atalanta. Una grande bugia a cui nessun tifoso doriano ha creduto. A partire dal risultato di 2-0, ingannevole per quelle che sono le statistiche della partita: la Sampdoria ha avuto un miglior possesso palla (55%); ha tirato più volte in porta, colpendo anche un palo con Abdelhamid Sabiri e una traversa con Fabio Quagliarella; ha subito più falli (21, contro i 13 dei nerazzurri); ha effettuato più passaggi riusciti (360 di cui 100 nella trequarti di campo avversaria) con un’accuratezza dell’80%.
I numeri scavalcano ogni parere soggettivo e indicano il predominio della Sampdoria. Purtroppo, lo sappiamo, contano i gol e l’Atalanta – solo in questo – è stata più brava. È anche vero che nel calcio non si va da nessuna parte con i “se”, ma pensiamo a come sarebbe cambiata la partita – e il risultato finale – senza la clamorosa svista della Premiata Ditta Dionisi-Pairetto in occasione del gol regolarissimo di Francesco Caputo. Il VAR piemontese richiama erroneamente al monitor il collega, il quale a sua volta rivede le immagini e decide di sanzionare la presunta manata di Mehdi Leris ai danni di Joakim Maehle, premio Oscar come miglior attore della partita. Non c’è nulla, si tratta di un semplice contrasto di gioco. Per tutti, tranne per l’arbitro che non convalida la rete del bomber.
La decisione non solo fa infuriare il popolo blucerchiato, ma mette in dubbio le linee guida annunciate dai vertici AIA per la stagione 2022/23. In una recente intervista al Corriere dello Sport, Daniele Doveri ha asserito: «Giocheremo all’inglese? È un auspicio, ma non dipende solo da noi. Perché? Per numero di falli siamo allineati alla Champions e ci avviciniamo alla Premier. L’indicazione è quella di non sanzionare tutti i contatti di gioco, ma l’obiettivo di uniformarci al calcio inglese deve essere condiviso da tutte le componenti. Io non entro in campo col proposito di fischiare poco o molto. Devo mettermi in connessione con la partita e con il modo in cui la interpretano i calciatori. Sono loro alla fine che decidono quanti falli devo fischiare».
Probabilmente il “metodo inglese” vale dalla seconda giornata di Serie A oppure non riguarda la Sampdoria. Un mistero che resterà irrisolto, al pari della comunicazione tanto auspicata dalla classe arbitrale per spiegare le valutazioni fatte in campo. Chissà se qualcuno farà chiarezza su quanto accaduto ieri al Ferraris. Ne dubito, aggiungo io. La società e i tifosi blucerchiati lo meritano, per rispetto e per tutelare anche il prodotto Serie A. Ma se il buongiorno si vede dal mattino…