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Sampdoria, l’ex ds a ruota libera: «Tosi scelse Cavasin. Io e Di Carlo scioccati»
Salvatore Asmini, ex direttore sportivo della Sampdoria, è tornato a parlare delle scelte che portarono alla retrocessione in Serie B
Salvatore Asmini, ex direttore sportivo della Sampdoria, è tornato a parlare delle scelte che portarono alla retrocessione in Serie B. Ecco le sue dichiarazioni a Telenord.
CAVASIN – «Quando sono rientrato e dovevo fare una sorta di team manager, stare con la squadra e l’allenatore mi hanno fatto firmare una lettera. Io non dovevo presentarmi in sede e dovevo essere assolutamente estraneo a qualsiasi tipo di mercato di gennaio. Io non voglio fare nomi, se volete sapere chi aveva scelto Cavasin basta andare a vedere chi l’aveva presentato. Io ero con Di Carlo e, alla sera eravamo al ristorante e dicevamo “ma chi cacchio prendono?” Ci sono altri tipi di giocatori che si potevano acquistare».
GARRONE – «Ho sbagliato a tornare, ho un grande rammarico e me l’aveva chiesto Garrone. Quando ho parlato con il Presidente mi aveva detto: “Asmini, lo sa che sono un po’ deluso da lei?” e io risposi: “Perchè Presidente?” “Ma che squadra avete fatto?” Presidente se permette vado un attimo in macchina, eravamo a Bogliasco, gli ho fatto leggere la lettera, che ho a casa in un quadretto, che io ero alle dipendenze di Doriano Tosi, che non dovevo interferire se non ero interpellato».
INSULTI – «Hanno fatto tutto loro e, quando sono andati via l’unico deficiente che ha fatto retrocedere la Sampdoria ero io, e questa è una ferita grave. Ho 9 anni della Samp nel cuore che sono una cosa, giocatori, e mi commuovo a parlare della Sampdoria. Anche se da quando sono andato via non vedo più una partita di serie A, Serie B e Serie C; quando ero in eccellenza vedevo solamente l’eccellenza. Pensare all’ultimo anno mi rattrista, mi rattrista il fatto della retrocessione e non degli insulti che ho preso. Ho avuto tanti di quegli insulti, come se fossi stato io».
SCELTE – «L’unico allenatore a quei tempi sulla piazza che poteva venire era Gianni De Biasi perché era a casa. Il buon responsabile di allora mi aveva risposto che non voleva portare un allenatore che lui aveva già avuto già due anni e se le cose non fossero andate tanto bene, sembrava che l’avesse portato per quel motivo. Infatti ne ha preso un altro e siamo andati benissimo. L’unica persona che mi ha capito e ho una stima incredibile nei suoi confronti è Riccardo Garrone, perchè quell’anno lì ne ho subite di tutti i colori. Perchè non sono un presuntuoso, perchè non sono uno che non mi piace parlare a vanvera, non sono uno che si prende dei meriti che non ha, perchè i meriti erano di Marotta con cui il sottoscritto ha lavorato 23 anni insieme. Poi ho fatto una scelta, il 50% una scelta e 50% di costrizione, perchè se sbaglio a parlare è giusto che poi paghi. Io ho sbagliato a parlare. Ma per passare per fesso per l’anno della retrocessione, è una cosa mi addolora e mi rattrista. Ma non voglio scappare dalla realtà, la realtà è questa: non mi hanno interpellato su un giocatore, mi hanno detto che dovevo stare zitto, che non dovevo parlare di niente. Io non mi dovevo presentare in sede, sono stato con la squadra a fare il team manager, ma con chi parlavo? Non è che parlavo con Novellino o con Del Neri e ho detto tutto».
TOSI – «La Samp al sabato aveva perso 1-0 con l’Inter, goal di Sneijder su punizione, la domenica dopo eravamo a Firenze e il signor Tosi viene e mi dice” dobbiamo cambiare allenatore”. E chi prendi? Ma aveva già scelto Cavasin. Abbiamo pareggiato ma l’aveva mandato via dopo. Cavasin l’abbiamo preso e non si poteva fare più retromarcia. Non è che mi voglio liberare da delle colpe, se l’avessi scelto avrei detto “ho preso Cavasin”».