La pagina più brutta della storia della Sampdoria: Ferrero, il teatrino è finito
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Editoriale

La pagina più brutta della storia della Sampdoria: Ferrero, ora il teatrino è finito

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L’arresto di Massimo Ferrero rappresenta la pagina più cupa della gloriosa storia della Sampdoria: è davvero la fine del teatrino?

La notizia dell’arresto di Massimo Ferrero arriva come un fulmine a ciel sereno e spacca in due la città. A Genova e dintorni – non solo fino a Recco, semicit. – è l’alba di un nuovo inizio: i tifosi esultano, dinanzi all’ordinanza del gip che imputa 36 capi di accusa all’ex presidente doriano, per essersi finalmente scrollati di dosso un peso che gravava sulle loro spalle ormai da otto anni. Nei pressi di Bogliasco, invece, una nuvola nera si abbatte sul centro sportivo Mugnaini gettando nello sconforto ogni dipendente della Sampdoria. Quale futuro ci attende? Questo il dilemma balenato nelle menti di dirigenti, calciatori e staff una volta venuti a conoscenza del fatto. Lo sconforto è evidente perché la vicenda si realizza nella settimana forse più delicata della stagione (fra tre giorni ci sarà il Derby della Lanterna) e la situazione generale della società blucerchiata non è delle migliori.

Tra risultati deludenti sul campo e problemi economici a bilancio, il ciclone della Guardia di Finanza stravolge ulteriormente i piani (o presunti) di un club che non ha né capo né coda. Ma diciamoci la verità, chiunque sapeva che prima o poi saremmo giunti a un epilogo simile. Ora alla guida c’è il direttore operativo Alberto Bosco, in attesa che il CdA nomini il nuovo presidente. L’auspicio è che l’intero meccanismo non si inceppi a causa di tali vicissitudini e riesca a passare presto nelle mani di acquirenti affidabili e “filtrati” dai quali ripartire. Vendere le quote della società risulta la scelta più corretta che Ferrero possa prendere in questo momento, non tanto per se stesso quanto per una piazza esausta che – da tempo – non vive con gioia la quotidianità blucerchiata. I tifosi meritano il diritto di strappare dall’illustre libro della Sampdoria la sua pagina più triste. E di riscriverne altre, insieme.

I pochi ancora dalla parte del Viperetta potrebbero replicare sottolineando le opere di bene compiute durante la sua presidenza: dalle strutture di Casa Samp all’ingresso nel mondo del calcio femminile e del futsal, per non parlare delle plusvalenze sotto la gestione di Marco Giampaolo e il recentissimo megastore SampCity. Quali sono, però, i risultati ottenuti da Ferrero? La Sampdoria ha vivacchiato senza mai raggiungere traguardi significativi. Il miglior piazzamento si è registrato con Sinisa Mihajlovic nel 2015, con il preliminare di Europa League “regalato” dal Genoa e gettato al vento grazie alla scelta di affidare la panchina a Walter Zenga. I calciatori acquistati a poco e rivenduti a tanto non hanno garantito alcun salto di qualità della squadra. E quando il giocattolino ha iniziato a scricchiolare, la proprietà non è stata in grado di trovare un piano B. Adesso quel grazioso giocattolino si è addirittura rotto.

Oltre al fattore prettamente sportivo, in questi anni la Sampdoria ha subito un forte danno d’immagine che ha annichilito il famoso “stile Samp” esaltato dal compianto Paolo Mantovani. Le stucchevoli comparsate televisive caratterizzate da avances alle conduttrici e sceneggiate infelici; gli atteggiamenti poco rispettosi verso la tifoseria e l’illustre storia blucerchiata; i colpi da cinema serviti solo a far rumoreggiare l’opinione pubblica. Un insieme di fallimenti etici e professionali per cui tutto il mondo oggi ride. Al termine dell’orrenda pellicola cinematografica a cui abbiamo assistito, non ci restano che emozioni contrastanti. Le stesse di uno spettatore che abbandona il cinema arrabbiato e deluso, ma consapevole che il prossimo film darà maggiori soddisfazioni. Perché una cosa è certa: la maschera di Ferrero è caduta e il teatrino ha finalmente chiuso i battenti.

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