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Sampdoria, Albisetti: «Ferrero si sente parte lesa. Scissione d’azienda? Improbabile»
Roberto Albisetti ha fatto il punto sulle accuse di Massimo Ferrero al CdA della Sampdoria: le sue parole a Telenord
Roberto Albisetti, nel corso del suo intervento a Telenord, ha fatto il punto sulle accuse di Massimo Ferrero al CdA della Sampdoria. Le sue parole.
ACCUSE AL CDA – «Ferrero si sente parte lesa perché si considera un creditore della società e pensa di non essere stato oggetto dell’attenzione dovuta rispetto al pagamento di certe somme che riteneva gli si dovessero. La formulazione “bancarotta preferenziale” si ha in un processo fallimentare e la Sampdoria non è ancora in un vero processo fallimentare. Il debitore che deliberatamente favorisca un creditore rispetto a un altro è punibile per dolo anche in base al diritto penale. La giurisprudenza è complessa: bisogna provare la lesione dei propri diritti e il fatto di avere cambiato le gerarchie nel pagare uno piuttosto che un altro. Il criterio durante una curatela fallimentare è la garantire la continuità aziendale».
CESSIONE RAMO AZIENDA – «La situazione è molto intricata. Se non ci sono stati sviluppi positivi né sul trovare un nuovo acquirente, né relativamente alla sottoscrizione del bond, questo vuole dire che c’è qualcosa che non sta funzionando. Arrivare all’ultimo momento e fare lo scorporo aziendale a cui si fa riferimento è una cosa abbastanza improbabile. Facciamo l’esempio del caso Alitalia: si parlava di parlava di dividere la “bad e la good company”. La scissione dell’azienda è in due parti, da un lato il ramo carico di debiti e dall’altra la parte dell’azienda recuperabile. Normalmente si fa quando alle spalle c’è un azionista che si carica la bad company, nel caso dell’Alitalia è lo stato. Nel caso della Sampdoria non c’è un azionista in grado di farlo. E nessun curatore lo appoggerà mai».
BOND – «Il bond esiste se c’è qualcuno che vuole organizzarla, ma soprattutto se c’è qualcuno che vuole sottoscriverla. Il rischio è piuttosto alto. Va stabilito dove vanno a finire i fondi. Le clausole sono abbastanza chiare e i fondi devono andare alla società sportiva. Inoltre i fondi sono limitati e non danno garanzie sul fatto che venga poi accettato un piano di risanamento pluriennale. Senza uno dietro che garantisca un aumento di capitale costante, è inutile. Un prestito che è noto finisca in parte nelle casse degli azionisti non è una garanzia di salvezza per la Sampdoria».