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2014

Samp Magazine – Palombo: «Col Bologna un gol per il Presidente. La Serie B ha insegnato tanto»

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Un Angelo Palombo a 360 gradi quello che si è raccontato a Samp Magazine a poche ora dalla partita col Bologna, contro la cui squadra ha realizzato il suo ultimo gol in Serie A: «Devo ammettere che da difensore il gol mi mancava meno. Non andando neppure a saltare sui corner e sulle punizioni e non avendo la possibilità di calciare da fuori, quasi non ci pensavo. Ora è diverso: visto che sono di nuovo in mezzo al campo qualche gol bisogna che lo faccia. Diciamo che mi sto attrezzando. Segnare è sempre bello, soprattutto per chi come me non ha una particolare confidenza con la porta avversaria. Ma per come andò a finire in quel pomeriggio, avrei preferito di sicuro non farlo quel giorno e che la Sampdoria si fosse salvata».

Una stagione maledetta, quella della retrocessione: «La vita ti mette nelle condizioni di imparare sempre, da qualsiasi tipo di situazione. Io credo che le esperienze negative ti lascino dentro qualcosa in più, non sotto un aspetto in particolare ma a livello generale. La retrocessione è stata un duro colpo per tutti e anche per il sottoscritto, un colpo dal quale ho imparato tanto: momenti simili ti fanno crescere e migliorare».

La situazione attuale, però, sembra essere diversa: «Il momento è buono. Purtroppo abbiamo perso alcune partite ma l’abbiamo fatto a testa alta contro squadre che lottano per obiettivi differenti rispetto al nostro. Atteggiamenti passati potevano dare l’impressione che non tenessimo alla causa: perdere in malo modo dà fastidio, a noi che andiamo in campo e non vogliamo esporci a figuracce, e fa male soprattuto ai tifosi. Ora non è più così e credo che la gente lo abbia proprio capito».

Un importante mercato in uscita in questa sessione invernale: «Più larghi si sta male, perché col freddo ci si scaldava tanto. Battute a parte, si stava bene: eravamo e siamo un bel gruppo. Penso che la dirigenza e il mister abbiano fatto le scelte giuste, nel rispetto di quei ragazzi che giocavano meno. Molti di loro sono ancora di proprietà e quindi mi pare una buona cosa dare loro la possibilità di mettersi in mostra in altre piazze e magari di tornare un domani più forti di prima. Sentivo di poter dare il mio contributo anche a centrocampo. Onestamente avevo l’amaro in bocca, anche perché le volte in cui ero stato impiegato nella mia posizione non ero riuscito a dare la mia impronta. Adesso, viste le partenze, siamo in meno in questo reparto, ma il posto garantito non lo ha nessuno. La concorrenza che non manca ci sprona a non mollare mai».

Un cambio di panchina positivo per le sorti della classifica doriana: «Fosse arrivato un altro forse non sarebbero tutte rose e fiori. Un altro allenatore avrebbe potuto guardare la carta d’identita, puntare sui più giovani e continuare sulla strada già tracciata, magari lasciandomi in difesa. Invece sin dal primo giorno il mister mi ha dato fiducia nel mio ruolo e ha fatto scattare in me quel qualcosa che mi consente di dare il duecento per cento anziché il centocinquanta che davo prima. Ci eravamo già sentiti quando si parlava di un mio passaggio alla Fiorentina, immediatamente dopo la caduta in Serie B. Poi non se ne fece nulla perché volevo rimanere alla Samp. Quella della conferenza a tre è una cosa particolare, mi ricorda un po’ i tempi delle coppe. Credo sia una scelta giusta: Daniele e io, capitano e vice, ci mettiamo la faccia tutte le settimane e lo facciamo a nome del gruppo».

395 presenze con la maglia blucerchiata, davanti solo Vierchowod, Mannini e Mancini: «È un onore e un orgoglio. Si tratta di un traguardo importante, ma vorrei fare ancora tante partite con questa divisa addosso. Peccato perché se non avessi perso un anno avrebbero potuto essere molte di più. Ma non ci voglio pensare e spero di raggiungere anche quota 500». 

Un ringraziamento speciale anche al Presidente: «Quando mi acquistarono ero poco più di un ragazzino. Eppure, senza conoscermi, mi fece sentire parte della società, mi stupì per la sua schiettezza e per la sua semplicità. Non alzava mai la voce, nemmeno quando le cose non andavano bene. Si è sempre comportato da signore, senza far pesare il peso e il blasone della sua famiglia. Era una persona vera: come ha ripetuto spesso Edoardo, “Duccio” non era entrato nel calcio da innamorato, ma, negli anni, si era innamorato della Sampdoria. Mi piacerebbe segnare ad un anno dalla sua scomparsa, sarebbe bello dedicargli un gol proprio in questa settimana. Con il cuore io ci proverò».

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