2014
Samp Magazine – Da Costa: «Vorrò sempre bene alla Sampdoria»
Nel numero di Samp Magazine in uscita questa settimana è presente una lunga intervista ad Angelo Da Costa, primo portiere straniero a difendere la porta della Sampdoria, alla sua prima esperienza da titolare nella Serie A. Il suo esordio nella massima serie italiana però, è stato tanto tempo fa, sempre con i colori più belli addosso: 24 ottobre 2010, Inter – Sampdoria. Angelo non dimenticherà mai quella gara: «È una delle partite che porterò sempre con me, un traguardo importante per la mia carriera, raggiunto peraltro in uno stadio unico come quello di San Siro e contro un avversario così blasonato. Essere entrato nella storia della Samp come primo portiere non italiano ha reso ancora più bello ed emozionante il tutto, ma quel che più conta è che quel sogno sia diventato realtà nella mia storia personale: la mia vita».
Torniamo al presente: è grande il rammarico per la sconfitta di domenica scorsa contro la Lazio: «Ci dispiace perché avevamo l’intenzione di proseguire la striscia positiva e perché avremmo potuto portare a casa almeno un pareggio. Il mister si è arrabbiato, è normale che sia così, ma eravamo arrabbiati anche noi».
Non solo sfuriate: Angelo si dice estremamente felice di aver incontrato il tecnico serbo: «Da quando è arrivato ha saputo comportarsi come un amico, come un compagno che viene in campo insieme a noi. E questo ha permesso a un gruppo meraviglioso di ritrovare consapevolezza e di conquistare in anticipo l’obiettivo preposto».
Come detto, per il portiere doriano si tratta della prima stagione da titolare in Serie A: un traguardo raggiunto tra pressioni e mugugni di una piazza che su di lui, è letteralmente spaccata in due: «Credo innanzitutto che le critiche siano sempre giuste. Quando indossi una maglia importante e prestigiosa come quella della Sampdoria devi continuamente dimostrare sul campo di meritarla, domenica dopo domenica. È giusto che sia così in una grande società». Prosegue poi il portiere: «Per me non contano le parate o la loro spettacolarità. Per me, come ho accennato prima, contano i risultati. Una parola in più detta al difensore, un’uscita, l’anticipo di una giocata o il lancio sul piede dell’attaccante: sono queste le cose che magari la gente non vede ma che sono frutto del lavoro settimanale e che ti gratificano di più quando riescono in partita».
In chiusura una battuta sul futuro: «Vorrei essere ricordato come una brava persona, che ha sempre dato tutto per questo club e per questa maglia. Da quando vado a dormire la sera a quando mi sveglio al mattino non faccio altro che pensare a impegnarmi per i colori blucerchiati. Ecco: vorrei essere visto come una persona che ha voluto bene alla Samp e gliene vorrà per sempre».