Editoriale

Passo indietro

Pubblicato

su

La Samp impatta contro un Cagliari particolare e mostra tutto ciò che non è andato quest’anno: poco male, ma con il Palermo ci vorrà uno spirito differente

Probabilmente ci si aspettava qualcosa di diverso, ma con la Samp quest’anno va così: l’1-1 di ieri pomeriggio contro il Cagliari ha lasciato forse l’amaro in bocca a diversi tifosi blucerchiati. Vuoi perché i sardi hanno collezionato appena 5 punti in 13 trasferte, perché c’era da vendicare la clamorosa sconfitta dell’andata, perché la Samp di quest’anno sembra avere uno strano approccio con le partite che in teoria bisogna vincere e alla fine non si vincono mai (riuscendo però a battere Roma, Inter e Milan nello stesso campionato). Il Cagliari avrebbe rappresentato la quarta vittima di fila della Samp in una possibile striscia positiva che manca dal marzo 2015, quando il Doria di Sinisa Mihajlovic stese Atalanta, Cagliari, Roma e Inter nella rincorsa all’Europa League, poi fallita almeno sul campo. Purtroppo, la partita ha raccontato ben altro.

La Samp è scesa con la solita formazione degli ultimi tempi, venendo sorpresa quasi subito dal gol di Isla, sul quale Pavlovic ha più di una colpa e la prestazione del bosniaco pone ancora più domande su quello che dovrebbe essere l’interprete ideale nel ruolo di terzino sinistro. La squadra di Giampaolo è poi riuscita a raddrizzare la partita con la rete del pareggio, siglata da Quagliarella su un tiro deviato di Muriel (devastante in campo aperto, ma poche volte hai quegli spazi in Serie A). Seppur giocando meglio di un Cagliari con uno strano 4-4-1-1 (con Pisacane centrale difensivo, Ionita esterno sinistro e Sau unica punta), la Samp ha poi prodotto meno di quanto il suo volume di gioco avrebbe richiesto. Anzi, sono stati i sardi ad avere le occasioni più ficcanti, almeno finché Torreira non ha colto un palo che probabilmente ha lasciato più di un rimpianto. Non è bastato nemmeno l’ingresso (tardivo) di Schick a smottare le prospettive di un pareggio quasi segnato. Anzi, l’arbitro Massa ha preso una cantonata abbastanza evidente nell’annullare il 2-1 segnato da Ibarbo, visto che Viviano perde la palla dopo aver sfiorato Pavlovic e il fuorigioco iniziale di Pisacane non è rilevante, poiché il difensore del Cagliari non partecipa in alcun modo all’azione (bisogna segnalarlo: per ogni delirio di Spalletti abbiamo bisogno di un po’ di onestà intellettuale, come insegna Giampaolo nel post-gara e come abbiamo detto già qualche settimana fa).

Ciò nonostante, il pari – per occasioni e gioco prodotto – è sembrato forse il risultato più giusto. Il Cagliari ha avuto qualche palla-gol in più, ma la forma pessima di Marco Sau – che anni fa segnava gol così alla Samp, ahimè – e le parate di Viviano, ancora una volta fondamentale, hanno tenuto la barca a galla per una possibile vittoria, poi non arrivata. La gara ha mostrato qualche problemino per i blucerchiati: la giornata no di Bruno Fernandes, sparito dai radar; un Praet sottotono in fase offensiva; un Torreira non brillante come al solito (c’è da augurarsi che il riposo forzato per squalifica gli giovi). Insomma, un filo di rotazione a questo punto della stagione potrebbe giovare. Anzi, testare qualche ragazzo potrebbe essere produttivo: la speranza, per esempio, è che Simic – giovane croato arrivato quest’inverno – segua la stessa parabola prima di Mustafi e poi di Skriniar, accumulando minuti in questo tranquillo finale di campionato per esser preparato al 2017-18, quando sarà certamente più coinvolto. E forse lo stesso mi auguro per alcuni ragazzi della Primavera, che così bene sta facendo sotto la guida di Pedone.

Ora c’è il Palermo, che all’andata rappresentò forse il punto più basso della gestione Giampaolo, con la Samp immischiata in zona retrocessione dopo una partenza a razzo (due vittorie nelle prime due giornate). Inutile dire che – sebbene mancherà Torreira – bisogna vincere al “Barbera”, se non altro per ammazzare le poche preoccupazioni riguardanti la permanenza in A, che una vittoria in Sicilia metterebbe al sicuro. E anche perché dopo 10 punti in 4 gare c’è bisogno di un sigillo finale, prima che il calendario – ci aspettano Genoa, Juve, Inter e Fiorentina tra marzo e aprile – riproponga un periodo quanto meno impegnativo per la Samp.

Exit mobile version