2013
Sagramola: «Garrone, ingiusto criticarlo. Salvezza? 70% possibile»
L’inizio di campionato non è stato dei migliori e la sconfitta del derby ha solo acuito i timori di molti sulle reali possibilità di salvezza della Samp. Così, a spezzare la rabbia e la paura ci pensa Rinaldo Sagramola, l’a.d. blucerchiato che ci tiene a precisare alcune cose. Intanto, il dirigente si è voluto schierare immediatamente dalla parte di Garrone: «Dopo le critiche verso la società dopo il derby, è doveroso da parte mia un intervento – precisa immediatamente Sagramola ai microfoni de “Il Secolo XIX” – Credo sia giusto sapere che la Samp, per arrivare a fine anno, avrà bisogno di 27 milioni. Soldi che purtroppo dovrò chiedere alla proprietà. E che il presidente Garrone ci metterà. Come si fa, come si può criticarlo? E’ ingeneroso ed ingiusto. Semmai criticate chi li spende, cioè me». Un Sagramola scudo umano, anche nel trattare della sconfitta nella stracittadina, pesante come non mai per risultato e sopratutto atteggiamento: «Che c’entra Garrone? Il prossimo bilancio si chiuderà con più di 20 milioni di passivo. L’ultimo si è chiuso quasi con 40. Bisogna ringraziarlo semmai. Perché non c’è scritto da nessuna parte che il presidente di una società di calcio debba per sempre mettere nell’azienda dei soldi di tasca propria – commenta l’a.d. blucerchiato risentito – L’estate scorsa avrebbe potuto dirmi: «Arrangiati». E allora avremmo dovuto vendere non solo Icardi e Poli, ma smantellare proprio la squadra per ripianare quel passivo. Obiang, Krsticic…».
Allora, l’equivoco è facilmente capibile: la convinzione è che, in base ad alcune dichiarazioni, si volesse la salvezza al primo anno di A, per poi alzare l’asticella. Ma Sagramola spiega come l’obiettivo in realtà sia diverso: «Il nostro disegno triennale ha come obiettivo vitale l’auto-sostentamento. La Sampdoria non dovrà più dipendere dai soldi dell’azionista se non per eventuali investimenti, certamente non più per ripianare perdite. E dobbiamo centrarlo restando in Serie A, è fondamentale – dice Sagramola, alla Samp dal 2011 – Garrone ha accettato di sostenere il peso di questo percorso triennale, anziché pretendere l’obiettivo immediatamente, costringendoci appunto a smantellare la squadra. Il presidente non è un tifoso acquisito, è un tifoso presente. Ma la responsabilità della scelte, di tutte le scelte, è esclusivamente nostra: mi riferisco al sottoscritto, a Osti, a Pavone e a Rossi. Se diciamo a Garrone prendiamo Caio perché bravo, lui si fida».
La situazione, quindi, rimane comunque difficile: «Il derby ci ha segnato, è una partita che non avremmo mai dovuto perdere, tanto meno così come l’abbiamo persa. Teniamo le antenne dritte e stiamo facendo le nostre valutazioni, ma nello stesso tempo ci diciamo che siamo solo alla terza giornata. E che con Juventus e Bologna abbiamo offerto prestazioni positive. Abbiamo piena fiducia nell’allenatore e nella squadra – commenta il dirigente della Samp – Non abbiamo mai detto che avremmo fatto sfracelli, ma sempre e solo di salvezza, giocandocela con altre nove/dieci squadre, ognuna delle quali ha il trenta/quaranta percento di possibilità di retrocedere. In questi casi, si salva chi ha più capacità di discernimento. E’ lì che entra in ballo l’esperienza: io, Osti e Pavone abbiamo oltre cento anni di attività alle spalle. Non ci svegliamo la mattina e facciamo “pim-pum”». Intanto, però, il calciomercato estivo è stato criticato: «Ogni mossa è stata frutto di una scelta ponderata. Anche chi è arrivato l’ultimo giorno. Riteniamo di aver costruito una squadra in grado di salvarsi – commenta Sagramola – Abbiamo otto nazionali in rosa e anche giocatori di prospettiva. Anche la conferma dell’allenatore ci dà grande fiducia. Non è un tecnico che abbiamo raccattato per strada, ma uno dalla grandissima esperienza».
Forse, Rossi rappresenta il più grande investimento della dirigenza blucerchiata: «Ci aspettiamo molto da lui e lui sa di avere un ruolo centrale nel nostro disegno. Vorrei però tornare al derby. Oltre a Rossi, anche noi chiediamo scusa, sopratutto ai tifosi, alla società, ma dobbiamo chiedere scusa anche a noi stessi, alla nostra professionalità ed al nostro orgoglio – confessa a cuore aperto l’a.d. del Doria – Tutte le critiche e gli insulti che abbiamo ricevuto noi sono state giuste, ma non il presidente. Se i risultati ci danno torto, significa che avremo commesso errori ed il presidente trarrà le sue conclusioni». Tuttavia, l’a.d. capirà che è difficile tifare con il bilancio nella testa e con la passione nel cuore: «Lo so, ma non possiamo permetterci di far finta di niente, come ancora qualcuno sta facendo in Serie A. In questo momento, per altro, i nostri conti ci terrebbero fuori dal fair-play finanziario dell’UEFA. Questo vuol dire che, paradossalmente, se vincessimo il campionato, non potremmo giocare la Champions o partecipare in una competizione europea. Le società sono costrette a sostenere le proprie ambizioni, perché le ambizioni ci sono, magari auto-finanziandosi. Magari facendo ricorso alla cessione di qualche giocatore, come fa l’Udinese da qualche anno a questa parte – chiude Sagramola – E non più dipendendo esclusivamente dalla generosità dei propri azionisti».