2013
Rossi: «Presto sapremo cosa ci manca. Romero? Vedo quello che vedete voi»
Vittoria per 11 a 0 sui dilettanti di Bardonecchia e Sampdoria che chiude il ruolino di marcia del ritiro con quattro vittorie e solo una rete subita, tral’altro in maniera leggermente rocambolesca. Ai microfoni de Il Secolo XIX, per tracciare un bilancio definitivo su questa fuga a Bardonecchia, è intervenuto Delio Rossi, che a tre giorni dalla fine ha trovato i punti salienti di questa avventura: «Abbiamo selezionato nuovi giocatori funzionali a quella base: Salamon, Gabbiadini, Wszolek. Per il momento però non ho introdotto niente di particolarmente tattico. Stiamo caricando dal punto di vista fisico e ne approfitto per valutare i nuovi e chi è rientrato tipo Gentsoglou, Martinelli, Laczko».
Dopo Bardonecchia toccherà una settimana di riposo e poi il Trofeo Garrone seguito dal secondo ritiro in Ungheria, a Buk, al confine con l’Austria: «In Ungheria inizieremo a fare lavori tattici più specifici e anche a disputare amichevoli contro avversari più forti. Appena riuscirò a portare tutti allo stesso livello di condizione, lì avrò il polso della situazione. Capirò se ci sarà bisogno di qualcosa per completare l’organico».
Poi Rossi parla nel dettaglio di alcuni suoi giocatori. Tra questi Regini e Salamon, spostati a nuovi ruoli, o anche l’ossatura, formata dalla vertebra centrale: «Regini e Salamon hanno la possibilità di agire dove li faccio giocare: i miei esperimenti nascono dalle caratteristiche. Non faccio giocare una punta in difesa. Romero, Palombo, Krsticic e Gabbiadini devono essere i leader tecnici della squadra, però, non vorrei passasse un messaggio sbagliato: non sono i salvatori della patria. Una squadra si vede dalla sua interezza. Gabbiadini deve fare i gol. Per lui però vale lo stesso concetto: non è il salvatore della patria».
Immancabile il pensiero ai tifosi della Sampdoria, in attesa di un grande colpo o comunque di non vedere andare in frantumi la squadra doriana: «Penso che al tifoso della Sampdoria non interessi tanto chi compriamo, ma piuttosto chi non vendiamo. Vedere un giovane crescere e sudare e sentirlo come qualcosa di suo è un senso di appartenenza che il tifoso si aspetta. Certo, se compriamo Gomez è contento, ma lo è anche se teniamo un giocatore di qualità. Non ci costerebbe nulla prendere un giocatore di nome, presentarlo, incassare i soldi degli abbonamenti e poi tenerlo in panchina perché non va. Ho già vissuto queste esperienze. Penso che un tifoso debba fischiare un suo giocatore quando non dà il massimo. Il nostro progetto comporta dei rischi, che ci stiamo assumendo».
E per quanto riguarda i rischi non poteva mancare Sergio Romero, che con il Santhià, due giorni fa, si è lasciato andare a una velleità insieme con Angelo Palombo: «Secondo me i tifosi dovrebbero considerare i giocatori come propri figli. All’esterno vanno sempre difesi anche quando fanno cazzate grosse. Poi in casa si fanno i cazziatoni. Vedo esattamente ciò che vedono gli altri e lì inizia il mio lavoro».
Dopo il serio si passa al faceto con un Delio Rossi che non è sempre e solo generale, ma anche attento alla risata: «Individuo sempre i due o tre più permalosi e li vado a battere. Penso che un giocatore si deve preoccupare quando l’allenatore non gli dice niente. Se pensa “non mi dice niente significa che va tutto bene” sbaglia. È il contrario. Mustafi grasso? Lui è uno dei migliori. A volte vedo la gente che si scompiscia davanti a comici che per me sono patetici e viceversa. Uno che cade non mi fa ridere, uno sbaglio tattico evidente mi fa incazzare. Mi facevano ridere Troisi e Verdone, ma più le espressioni della faccia che le gag in sé. Adoro i film di Totò, il massimo, ma chi mi faceva ridere in quelle pellicole era Peppino De Filippo».
Chiusura su Fedele Limone, il suo vice: «Fedele è un grande esempio di professionalità. Io non sono bravo, ma ho lo staff migliore del mondo».