2015
Romero e la finale Mondiale: «Ai rigori avremmo vinto noi»
Una stagione in cui sembrava destinato ai margini. La parziale rinascita con l’infortunio di Viviano. Poi di nuovo messo da parte e ora il probabile addio, ma Sergio Romero conserva un ricordo forte di quanto accaduto nell’ultimo anno. Tra cui quello del Mondiale, come ha confermato ai microfoni de “Il Secolo XIX”: «La Coppa del Mondo… ho realizzato quello che stavo vivendo dopo la semifinale con l’Olanda. Ho telefonato a mia moglie una volta rientrato negli spogliatoi e lei stava piangendo dalla gioia e dall’emozione. Ogni tifoso argentino che la incontrava la ringraziava. Lei mi ha sentito tranquillo e mi ha chiesto come facevo. Ho capito attraverso le sue emozioni quello che noi avevamo fatto».
L’INIZIO – Romero ricorda benissimo la finale con la Germania: «Lì fermi in mezo al campo ad ascoltare il nostro inno e a cantarlo. L’inno per noi argentini è speciale. Sentivamo i fischi dei tifosi tedeschi e brasiliani e ci hanno caricato ancora di più. La notte prima della finale ero con Mariano (Andujar, ndr) e ne abbiamo parlato di fronte a una tazza di mate. Eravamo tutti molto tranquilli». Anche il Maracanà ha contribuito all’emozione: «Ho sentito il boato dello stadio quando è iniziata la gara. L’attivazione della testa è scattata esattamente in quel momento lì». Subito Romero si è reso protagonista con un’uscita di piede: «Una delle mie preferite, una specie di intimidazione. Quando esco così sono sicurissimo di non far male a nessuno. Più passavano i minuti e più sentivo che eravamo in partita».
RIMPIANTI – Qualche timore è arrivato sul palo di Howedes a fine primo tempo: «La palla poi è rimbalzata addosso a Muller e si è abbassata. Mi sono buttato d’istinto e l’ho presa sulla linea. Quando mi sono alzato ho visto il guardalinee: fuorigioco. Tutto così veloce che non ho avuto il tempo di pensare». Nei supplementari qualcuno ha parlato al gruppo: «In tre: il ct Sabella, Mascherano e alla fine Messi. Tutti hanno detto le stesse cose: stavamo giocando una grande finale e un grandissimo Mondiale. Peccato, perché sono sicuro ancora oggi che se fossimo andati ai rigori avrebbe vinto l’Argentina: è andata diversamente, ma abbiamo la convinzione di aver fatto qualcosa di enorme».
GOTZE E RITORNO A CASA – Nel secondo tempo supplementare la beffa firmata Gotze: «Quando gli è arrivata la palla, l’ha stoppata di petto e io in quel momento ero sicuro che l’avrebbe lasciata rimbalzare e poi calciata. E allora sono uscito. Invece lui che ha fatto? L’ha calciata al volo e mi ha beccato nel momento in cui stavo uscendo. La palla non mi è passata lontana dalla spalla, ma è passata». A casa i ricordi sono rimasti, tra cui medaglia e maglie: «Quelle scale erano pesanti da salire. Punto al terzo Mondiale e a portare l’Argentina sempre più in alto. Tornati a casa, ci aspettava una folla immensa e mi sono commosso. Ho visto bambini di 4-5 anni salutarci e ringraziarci».