Roberto Mancini: «Mantovani come un secondo padre. Alla Samp sarei rimasto a vita» - Samp News 24
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2013

Roberto Mancini: «Mantovani come un secondo padre. Alla Samp sarei rimasto a vita»

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Non solo un presidente ma un secondo padre. Quello tra Paolo Mantovani e Roberto Mancini è stato un rapporto speciale,che andava al di là del semplice legame che può esserci tra presidente e calciatore. Qualcosa che rimarrà nella storia, qualcosa che l’allenatore del Galatasaray si porterà dentro per tutta la vita. Sulle pagine dell’edizione odierna de Il Secolo XIX, è stata pubblicata una lettera scritta dall’indimenticato numero 10 blucerchiato, che narra la storia di quel legame speciale tra l’allora talentuoso diciassettenne e Il Presidente.

Vediamo alcuni passaggi:
“Hanno scritto che Paolo Mantovani per me è stato un secondo padre e che io ero diventato per lui il quinto figlio. C’è del vero, lo dico con rispetto verso mio padre e i suoi figli. A chi mi domanda cosa aveva di speciale il presidente rispondo: il rispetto verso tutti“.

“Non alzava mai la voce, ma bastava uno sguardo, quando era scontento, per capire che si doveva cambiare registro. Sapeva essere duro, se necessario, ma aveva slanci di estrema doclezza”.

Il Mancio ricorda un episodio, avvenuto immediatamente dopo la vittoria in Coppa delle Coppe nel 1990, legato a Claudio Bosotin: “Sull’aereo che ci riportava a Genova – all’aeroporto c’erano migliaia di tifosi in festa ad attenderci – Claudio Bosotin, il nostro magazziniere e capo degli Ultras, fece un commento ad alta voce: «Come sarebbe bello se mia madre, inferma, potesse alzare la coppa!». Evidentemente Mantovani ascoltò le parole di “Boso”. Quando fummo sul pullman, il ragionier Traverso gli comunicò che avrebbe provveduto a depositare il trofeo in sede, che allora era in via XX settembre. «No la coppa va a casa di Bosotin», lo corresse il presidente.E così la mamma di Boso poté stringere la coppa tra le mani”.

Si prosegue con un curioso aneddoto: “Ricordo che gli proposi di rinunciare a 50 milioni purché mi desse la fascia di capitano. Ma dovetti aspettare fino al ’91, dopo la partenza di Luca Pellegrini”.

E per concludere, si arriva inevitabilmente al momento tra i più dolorosi della storia della Sampdoria: “Alla Sampdoria sarei rimasto a vita, avevo rinunciato alle più grandi squadre, sfortunatamente le cose a volte non vanno come si vorrebbe”.

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